Attacco israeliano a un sito chimico siriano
Tel Aviv – Una fabbrica di armi chimiche, o un impianto per la produzione di missili con l’assistenza dell’Iran, o semplicemente un deposito di razzi. Sono molte – e tutte impossibili da confermare – le ipotesi sull’obiettivo attaccato mercoledì notte da jet israeliani nella Siria occidentale, non lontano dalla provincia di Latakia, dove i russi sono presenti in forze. L’attacco è avvenuto il giorno dopo che un rapporto dell’Onu ha accusato il regime di Damasco di essere il responsabile di un bombardamento con gas sarin avvenuto nell’aprile scorso a Khan Sheikhun, nel nord-ovest della Siria, al quale gli Usa avevano risposto colpendo una base aerea governativa. L’esercito siriano ha confermato che alcuni missili sono stati lanciati da aerei israeliani in volo sul il Libano contro un “impianto militare nei pressi di Masyaf”, 35 chilometri a ovest di Hama in direzione della costa mediterranea, dove la Russia ha due importanti basi: quella navale di Tartus e quella aerea di Hmeimim. L’attacco ha ucciso almeno due soldati. In un comunicato, il comando delle forze armate di Damasco ha messo in guardia Israele dalle “ripercussioni di tali atti ostili sulla sicurezza e stabilità della regione”. Ma non ha indicato quale attività si svolgesse nel sito. Più volte, dall’inizio della guerra civile in Siria, raid israeliani sono stati diretti contro il flusso di armi dall’Iran verso le milizie sciite libanesi di Hezbollah, alleate di Damasco e di Teheran. Ma Israele non ha mai confermato esplicitamente gli attacchi, e non lo ha fatto nemmeno questa volta. «Non cerchiamo avventure e non vogliamo essere trascinati in uno o in un altro conflitto», si è limitato a dire il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, aggiungendo però che Israele farà «qualsiasi cosa per impedire il corridoio sciita dall’Iran a Damasco». L’ex responsabile dell’intelligence militare Amos Yadlin ha comunque detto che l’attacco “non è stato di routine” perché l’impianto di Masyaf “produce armi chimiche ed esplosivi che hanno ucciso migliaia di civili siriani”.