Garantire a tutti il migliore insegnamento
Il programma di riorganizzazione della struttura scolastica della nuova Bellinzona ha già realizzato la centralizzazione amministrativa dei vari istituti, cui seguirà nel prossimo futuro anche quella pedagogica. Questo importante cambiamento offre l’opportunità di fare qualche considerazione in merito al delicato tema dell’istruzione e più in generale dell’educazione. Il tema è di grande interesse perché riguarda la formazione delle nuove generazioni e quindi, in buona sostanza, il futuro di tutti noi. Garantire una buona educazione ai giovani, a cominciare dalle elementari, è a mio avviso almeno importante quanto saper assicurare un alto livello di cure mediche e, come in medicina, così pure nell’insegnamento, la prevenzione delle cattive abitudini aiuta gli individui a vivere meglio, con chiaro vantaggio per l’intera collettività. Perché una società formata da individui dotati di buona cultura e di buona educazione sarà una società colta e educata.
Naturalmente la qualità dell’educazione dipende dalla qualità degli insegnanti, una categoria di professionisti non sempre sufficientemente apprezzata, alla quale deleghiamo però la formazione dei nostri figli. Per essere un buon insegnante non è sufficiente avere una elevata competenza professionale, che è un valore sicuramente apprezzato da genitori e colleghi, ma occorrono anche altre doti, non sempre facili da individuare. Oltre a una sicura vocazione, infatti, un buon insegnante dovrebbe disporre di un riconosciuto carisma individuale e dovrebbe anche essere in grado di esercitare un certo fascino sui suoi allievi. Diceva Platone che “si impara per fascinazione”, perché la mente si apre quando la sfera emotiva è coinvolta. E anche Freud sosteneva, credo giustamente, che “la Scuola deve suscitare l’interesse per la vita che si svolge fuori nel mondo”. Per venire ai problemi contingenti della Scuola integrata della nuova Bellinzona, mi piace sottolineare la nostra costante preoccupazione di mantenere la caratteristica dell’inclusività, favorendo la differenziazione pedagogica, che otteniamo attraverso classi composte da un numero di allievi attorno alla ventina e, all’occorrenza, inserendo docenti d’appoggio oltre che tramite una referente interculturale, dedicata soprattutto ma non soltanto ai bambini alloglotti. Il sistema scolastico della nuova Bellinzona intende garantire una particolare attenzione, attraverso le Unità didattiche differenziate, a quelle tipologie di disadattamento che, malgrado le normali risorse, non trovano una risposta adeguata per la loro presa a carico. La nostra ambizione consiste nel creare le condizioni necessarie per fare in modo che tutti gli allievi non solo vadano a scuola volentieri, ma vadano a scuola con la voglia di imparare: come scriveva Matteo Caratti in un recente editoriale, “più si è capaci di capire quello che sta succedendo attorno, in definitiva più si è liberi”; affianco la sua citazione a quella di Erasmo da Rotterdam che nel 1529 scriveva: “Niente tormenta gli allievi più di coloro che non hanno niente da insegnare”. Per tutte queste ragioni, la politica scolastica persegue lo scopo di inquadrare i larghi margini di autonomia di ogni singolo istituto in una visione globale, che abbia come obiettivo prioritario quello di assicurare a tutti, nessuno escluso, il migliore insegnamento.