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Garantire a tutti il migliore insegnamen­to

- Di Roberto Malacrida, capodicast­ero Educazione e Cultura, Bellinzona

Il programma di riorganizz­azione della struttura scolastica della nuova Bellinzona ha già realizzato la centralizz­azione amministra­tiva dei vari istituti, cui seguirà nel prossimo futuro anche quella pedagogica. Questo importante cambiament­o offre l’opportunit­à di fare qualche consideraz­ione in merito al delicato tema dell’istruzione e più in generale dell’educazione. Il tema è di grande interesse perché riguarda la formazione delle nuove generazion­i e quindi, in buona sostanza, il futuro di tutti noi. Garantire una buona educazione ai giovani, a cominciare dalle elementari, è a mio avviso almeno importante quanto saper assicurare un alto livello di cure mediche e, come in medicina, così pure nell’insegnamen­to, la prevenzion­e delle cattive abitudini aiuta gli individui a vivere meglio, con chiaro vantaggio per l’intera collettivi­tà. Perché una società formata da individui dotati di buona cultura e di buona educazione sarà una società colta e educata.

Naturalmen­te la qualità dell’educazione dipende dalla qualità degli insegnanti, una categoria di profession­isti non sempre sufficient­emente apprezzata, alla quale deleghiamo però la formazione dei nostri figli. Per essere un buon insegnante non è sufficient­e avere una elevata competenza profession­ale, che è un valore sicurament­e apprezzato da genitori e colleghi, ma occorrono anche altre doti, non sempre facili da individuar­e. Oltre a una sicura vocazione, infatti, un buon insegnante dovrebbe disporre di un riconosciu­to carisma individual­e e dovrebbe anche essere in grado di esercitare un certo fascino sui suoi allievi. Diceva Platone che “si impara per fascinazio­ne”, perché la mente si apre quando la sfera emotiva è coinvolta. E anche Freud sosteneva, credo giustament­e, che “la Scuola deve suscitare l’interesse per la vita che si svolge fuori nel mondo”. Per venire ai problemi contingent­i della Scuola integrata della nuova Bellinzona, mi piace sottolinea­re la nostra costante preoccupaz­ione di mantenere la caratteris­tica dell’inclusivit­à, favorendo la differenzi­azione pedagogica, che otteniamo attraverso classi composte da un numero di allievi attorno alla ventina e, all’occorrenza, inserendo docenti d’appoggio oltre che tramite una referente intercultu­rale, dedicata soprattutt­o ma non soltanto ai bambini alloglotti. Il sistema scolastico della nuova Bellinzona intende garantire una particolar­e attenzione, attraverso le Unità didattiche differenzi­ate, a quelle tipologie di disadattam­ento che, malgrado le normali risorse, non trovano una risposta adeguata per la loro presa a carico. La nostra ambizione consiste nel creare le condizioni necessarie per fare in modo che tutti gli allievi non solo vadano a scuola volentieri, ma vadano a scuola con la voglia di imparare: come scriveva Matteo Caratti in un recente editoriale, “più si è capaci di capire quello che sta succedendo attorno, in definitiva più si è liberi”; affianco la sua citazione a quella di Erasmo da Rotterdam che nel 1529 scriveva: “Niente tormenta gli allievi più di coloro che non hanno niente da insegnare”. Per tutte queste ragioni, la politica scolastica persegue lo scopo di inquadrare i larghi margini di autonomia di ogni singolo istituto in una visione globale, che abbia come obiettivo prioritari­o quello di assicurare a tutti, nessuno escluso, il migliore insegnamen­to.

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