‘Dov’è il valore aggiunto?’
Gianni Frizzo sull’ipotesi al vaglio delle Ffs di nuova Officina con meno operai
Il presidente del comitato Giù le mani dalle Officine richiama Ferrovie e governo sugli accordi sottoscritti proprio per evitare il calo dell’occupazione e dei volumi di lavoro
«Nessuno è folle al punto di voler rinunciare alla prospettiva di una nuova Officina all’avanguardia, ma bisogna essere altrettanto folli ad accantonare tutti gli impegni assunti nei riguardi dei dipendenti e di tutto il Cantone». Gianni Frizzo, presidente dell’associazione Giù le mani dalle Officine, reagisce così all’articolo da noi pubblicato ieri sulle trattative in corso tra Ffs, Cantone e rappresentanti delle maestranze per la realizzazione del nuovo stabilimento industriale in sostituzione a quello di Bellinzona, nel quale secondo nostre fonti lavorerebbero molti meno dipendenti rispetto a oggi. Frizzo spiega che l’ipotesi da noi riportata (da 400 a 150 operai circa) corrisponde effettivamente alle informazioni da loro raccolte in queste fasi di discussione. «Il nostro comitato ha il dovere di sovvertirle poiché non sono assolutamente in linea con gli accordi pattuiti con Consiglio di Stato e Ferrovie – sottolinea Frizzo –. Non rappresentano quanto contenuto in una serie di documenti sottoscritti proprio tenendo conto delle difficoltà che avremmo avuto in futuro». «Abbiamo cercato di cautelarci, impegnando anche il Cantone, per fare in modo di non trovarci nella situazione che invece sembra prospettarsi», continua, aggiungendo che, a parte il comitato e le maestranze, le altre parti coinvolte non sembrano voler ufficialmente richiamare le Ffs agli impegni presi. Le Officine bellinzonesi sono «una questione collettiva, un bene comune che ci siamo tutti presi l’impegno di proteggere per non lasciare le decisioni solo nelle mani di chi nel 2008 voleva già farle sparire», sottolinea facendo riferimento alla chiusura che era stata paventata a suo tempo dalle Ffs. «Accogliere con entusiasmo le innovazioni e perdere di vista l’occupazione è una mancanza di responsabilità sociale», aggiunge il presidente dell’associazione Giù le mani. L’auspicio del comitato è che le Ffs facciano presto chiarezza sul genere di attività che verranno svolte nella nuova officina (aggiornamenti dovrebbero emergere nell’ambito di un incontro tra le parti previsto il 24 ottobre) e che mantengano l’occupazione anche grazie alla diversificazione degli interventi. «La nuova struttura dovrebbe garantirci un valore aggiunto, altrimenti non si spiegherebbe l’impegno finanziario richiesto al Cantone». Valore aggiunto che verrebbe a mancare se l’occupazione e la varietà di interventi di manutenzione dovessero calare. Intervistato dalla ‘Rsi’, il portavoce delle Ferrovie Patrick Walser ha spiegato che entro il 2026 ci sarà una fluttuazione del personale ma non sono previsti tagli. Pur escludendo i licenziamenti (a cui non abbiamo peraltro fatto riferimento nell’articolo di ieri) non viene però precisato a quanto ammonterebbe il totale dei dipendenti previsti nella nuova struttura.