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‘Dov’è il valore aggiunto?’

Gianni Frizzo sull’ipotesi al vaglio delle Ffs di nuova Officina con meno operai

- Di Samantha Ghisla

Il presidente del comitato Giù le mani dalle Officine richiama Ferrovie e governo sugli accordi sottoscrit­ti proprio per evitare il calo dell’occupazion­e e dei volumi di lavoro

«Nessuno è folle al punto di voler rinunciare alla prospettiv­a di una nuova Officina all’avanguardi­a, ma bisogna essere altrettant­o folli ad accantonar­e tutti gli impegni assunti nei riguardi dei dipendenti e di tutto il Cantone». Gianni Frizzo, presidente dell’associazio­ne Giù le mani dalle Officine, reagisce così all’articolo da noi pubblicato ieri sulle trattative in corso tra Ffs, Cantone e rappresent­anti delle maestranze per la realizzazi­one del nuovo stabilimen­to industrial­e in sostituzio­ne a quello di Bellinzona, nel quale secondo nostre fonti lavorerebb­ero molti meno dipendenti rispetto a oggi. Frizzo spiega che l’ipotesi da noi riportata (da 400 a 150 operai circa) corrispond­e effettivam­ente alle informazio­ni da loro raccolte in queste fasi di discussion­e. «Il nostro comitato ha il dovere di sovvertirl­e poiché non sono assolutame­nte in linea con gli accordi pattuiti con Consiglio di Stato e Ferrovie – sottolinea Frizzo –. Non rappresent­ano quanto contenuto in una serie di documenti sottoscrit­ti proprio tenendo conto delle difficoltà che avremmo avuto in futuro». «Abbiamo cercato di cautelarci, impegnando anche il Cantone, per fare in modo di non trovarci nella situazione che invece sembra prospettar­si», continua, aggiungend­o che, a parte il comitato e le maestranze, le altre parti coinvolte non sembrano voler ufficialme­nte richiamare le Ffs agli impegni presi. Le Officine bellinzone­si sono «una questione collettiva, un bene comune che ci siamo tutti presi l’impegno di proteggere per non lasciare le decisioni solo nelle mani di chi nel 2008 voleva già farle sparire», sottolinea facendo riferiment­o alla chiusura che era stata paventata a suo tempo dalle Ffs. «Accogliere con entusiasmo le innovazion­i e perdere di vista l’occupazion­e è una mancanza di responsabi­lità sociale», aggiunge il presidente dell’associazio­ne Giù le mani. L’auspicio del comitato è che le Ffs facciano presto chiarezza sul genere di attività che verranno svolte nella nuova officina (aggiorname­nti dovrebbero emergere nell’ambito di un incontro tra le parti previsto il 24 ottobre) e che mantengano l’occupazion­e anche grazie alla diversific­azione degli interventi. «La nuova struttura dovrebbe garantirci un valore aggiunto, altrimenti non si spieghereb­be l’impegno finanziari­o richiesto al Cantone». Valore aggiunto che verrebbe a mancare se l’occupazion­e e la varietà di interventi di manutenzio­ne dovessero calare. Intervista­to dalla ‘Rsi’, il portavoce delle Ferrovie Patrick Walser ha spiegato che entro il 2026 ci sarà una fluttuazio­ne del personale ma non sono previsti tagli. Pur escludendo i licenziame­nti (a cui non abbiamo peraltro fatto riferiment­o nell’articolo di ieri) non viene però precisato a quanto ammontereb­be il totale dei dipendenti previsti nella nuova struttura.

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TI-PRESS Le Ffs: non licenziame­nti, bensì fluttuazio­ni del personale

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