‘Ogni infortunio è uno di troppo’
«Ogni infortunio sul lavoro è un infortunio di troppo. Dobbiamo pertanto insistere nel promuovere la cultura della sicurezza attraverso la sensibilizzazione, la formazione continua e l’attitudine a riconoscere preventivamente i pericoli». Non ha dubbi Nicola Bagnovini, direttore della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino: «Non bisogna mai banalizzare gli incidenti. Con la Suva abbiamo allestito regole vitali nate dall’analisi delle casistiche ricorrenti, anche se sovente l’infortunio mortale è riconducibile ad una serie di concomitanze. Le regole ci sono e bisogna applicarle anche se sono in contrasto con le cattive abitudini. Il controllo spetta alla Suva e le sanzioni possono essere molto pesanti con aumenti dei premi assicurativi fino al 20 per cento per un anno». La questione non è sottovalutata? «No, anche se bisogna migliorare nell’analisi dei “quasi infortuni” per ricercarne le cause». A livello statistico come siamo messi? «Nel nostro cantone, la frequenza degli infortuni nel settore alla costruzione è stata dimezzata negli ultimi quindici anni. In Ticino eravamo i peggiori della classe rispetto al resto della Svizzera, oggi siamo sotto alla media nazionale, con meno di 180 casi ogni mille lavoratori a tempo pieno in un anno. Purtroppo il rischio zero sui cantieri non esiste ed eliminare gli incidenti con conseguenze gravi è veramente difficile in quanto l’attività di cantiere cambia in continuazione. Non bastano azioni a tappeto in tutte le imprese, occorre perseveranza nel sensibilizzare i lavoratori». Poi c’è un discorso di responsabilità e giuridico, si cercano le cause, di chi è la colpa... Ma secondo Bagnovini, «non dobbiamo impostare la prevenzione degli infortuni sulla responsabilità. Altrimenti, si comincia a giocare allo scaricabarile. La sicurezza riguarda tutti: dal committente che deve investire affinché il lavoro venga svolto in sicurezza, al progettista, alla direzione dei lavori che deve fungere da sentinella, poi c’è l’esecutore (impresa o artigiano) per finire con i subappaltatori o i fornitori di materiale. A complicare le cose vi è il fatto che ogni cantiere è diverso dall’altro e in continua trasformazione».