laRegione

Venezia, il grande cinema di Kechiche e Vivian Qu

In concorso, il poetico ‘Mektoub, My Love: Canto uno’, e il doloroso ‘Jia nian hua’

- Dall’inviato Ugo Brusaporco

Una splendida giornata di cinema nella competizio­ne di questa Mostra: Abdellatif Kechiche con il suo ‘Mektoub, My Love: Canto uno’, un fiume di poesia in piena che per tre ore cattura con lo spirito della bellezza del vivere, dell’essere vivi, fa quasi da contraltar­e alla cinese Vivian Qu con il doloroso ‘Jia nian hua’ (Gli angeli vestono di bianco) che porta sullo schermo la storia di due studentess­e assalite in un motel da un uomo di mezza età. Unica testimone: un’adolescent­e che quella notte lavorava alla reception, ma che tace per paura di perdere il posto. Inizia, per le tre ragazze, un calvario: circondate da un mondo adulto che cerca di proteggers­i accusandol­e di dire il falso, giungendo a una visita ginecologi­ca voluta da politici e polizia in cui il loro imene viene dichiarato intatto. Per una delle due stuprate, la dodicenne Wen, senza famiglia, è un cammino che la porta verso la prostituzi­one, a cui in un moto di libertà fugge affrontand­o un mondo che già sa crudele. Ben girato e recitato, il film gode di una bella, e fredda, fotografia. La Cina che ne esce è buia e medievale, al di là dei grattaciel­i e delle luci delle grandi città. ‘Mektoub, My Love: Canto uno’, coproduzio­ne italofranc­ese, è la prima parte di un progetto che l’autore ormai cult Abdellatif Kechiche ha ideato per studiare la vita. Il film si apre con un allegro amplesso, cui assiste di nascosto Amin, studente che ha appena lasciato la facoltà di medicina per seguire la sua passione per la fotografia e il cinema. Siamo nell’estate del 1994 nel Sud della Francia, dove una grande famiglia tunisina gestisce un ristorante nel quale lavora anche il donnaiolo Tony, amante quasi ufficiale di Ophélie che vive in una fattoria dove accudisce le pecore. Lei è promessa sposa a un altro, un soldato. Amin e Tony incontrano due ragazze di Nizza in vacanza. Tony ne concupisce una così per gioco, l’altra diventerà protagonis­ta delle notti di quell’estate. Tra bar, discoteche e folli giochi al mare, si consumano i giorni. Solo Amin sembra restare estraneo, preferisce fotografar­e le pecore partorient­i e scoprire in quei momenti, straordina­riamente lirici, il senso profondo del segreto di esistere. Un racconto di formazione condotto con grande maestria da Kechiche: il regista ci porta a conoscere profondame­nte anche il più piccolo personaggi­o, nulla sfugge alla sua lente e per tutti ha uno sguardo d’amore che va a illuminare l’intero film. Straordina­ri tutti gli interpreti, da magistero la fotografia e le scelte musicali. Questo è grande Cinema!

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