laRegione

Bastone e carota, comme d’habitude

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Persa la troppo sboccata Trump-song, in questo “Dark Matter” brillano le Putin girls, vocalist di sesso femminile alle prese con il giochino lessicale “Putin, put in, puttin’”, una cosa di “Papaveri e papere” memoria. Vanno in scena in un’operetta dedicata al presidente russo (intitolata guardacaso “Putin”) che del Vladimir irride il machismo, pescando dalle sue posizioni omofobe (“quando si toglie la tshirt mi viene voglia di essere donna”). L’artista dice di non esserci andato troppo pesante (“sebbene sia una persona terribile”, così alla stampa americana). Il disco si apre con “The Great Debate”, suite stralunata ambientata nel Nord Carolina, “cuore del triangolo della ricerca” nel quale evoluzioni­sti e “veri credenti” si confrontan­o sui massimi sistemi, prorompend­o in un gospel conclusivo che ha il rif di “Glory Train” (dal suo “Faust”, anno 1995). In “Brothers”, i fratelli Kennedy riflettono sull’imminente invasione della Baia dei Porci, della quale non sembrano convinti. Il motivo è la necessità di preservare la cantante Celia Cruz da eventuali rischi (“conosci la musica cubana, Bob?”). Tutto scorre sopra una noia esistenzia­l-presidenzi­ale che pervade la Casa Bianca: “Questa è la nostra casa, adesso. Comportiam­oci come se lo fosse veramente. Considerat­i quelli che sono passati di qua, forse è il caso di farlo”. La storia del bluesman Sonny Boy Williamson è contenuta nella quasi omonima “Sonny Boy”, storia vera di un musicista la cui fama come armonicist­a non bastò ad evitargli il furto d’identità ad opera di Aleck Miller, che si faceva chiamare esattament­e come lui. Un’unicità ristabilit­a, almeno nell’aldilà, dopo la morte del primo durante una rapina (“Now I’m the only bluesman in heaven”). Tra i graffi, una carezza, nella medesima alternanza tra bastone e carota vissuta in “Good Old Boys”, dove insieme a “Rednecks” e “Kingfish” stava pure “Marie”, come un giglio nel cestino della spazzatura di McDonald’s. La carezza qui si chiama “She chose me” (“Lei mi ha scelto”), scarna come la grafica del booklet, coi testi battuti a macchina e una sola foto in bianco e nero. Se ascoltata in auto, “She chose me” può suggerire di accostare al marciapied­e e scendere a comprare dei fiori alla persona che si ama, quella che ci ha scelti.

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