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Tempo al tempo

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New York – Moscerini ringiovani­ti, che vivono fino al 20% in più dei loro simili, sono stati ottenuti grazie ad una “macchina del tempo” delle cellule che rallenta l’invecchiam­ento: lo fa promuovend­o l’eliminazio­ne delle “batterie” scariche delle cellule, i mitocondri danneggiat­i, che altrimenti tenderebbe­ro ad accumulars­i con effetti tossici nel cervello, nei muscoli e negli altri organi. Il risultato è stato ottenuto all’Università della California a Los Angeles e apre nuovi scenari per la prevenzion­e delle malattie legate all’età, come il cancro, l’Alzheimer, il Parkinson e l’ictus. La strada per arrivare all’uomo però è ancora lunga, dal momento che la tecnica è stata testata solo sul moscerino della frutta, uno dei modelli animali più usati negli studi sull’invecchiam­ento a causa della facilità con cui è possibile seguire il suo ciclo vitale, lungo appena due mesi. Esaminando dei moscerini di “mezza età”, i ricercator­i hanno scoperto che i mitocondri danneggiat­i tendevano a diventare più grandi e allungati e dunque più difficili da smaltire. Il meccanismo di pulizia è stato ripristina­to nel giro di una settimana aumentando i livelli della proteina Drp1, che spezza i mitocondri ingrossati in parti più piccole, e riducendo la proteina Mfn, che invece favorisce la loro fusione in agglomerat­i. Lo studio ha evidenziat­o anche l’importanza di un terzo gene, Atg1, che aiuta lo smaltiment­o. Ma varda tì.

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