Il primo acuto è dell’Ambrì
Undici derby dopo, i biancoblù tornano a sorridere alla Resega. Ed è una vittoria che non fa una piega.
I leventinesi espugnano la Resega nel primo turno della nuova stagione. Protagonista Matt D’Agostini con due reti. Il Lugano prova la rimonta fino all’ultimo secondo ma è battuto.
Lugano – In qualche modo, nel suo piccolo, il 216esimo derby della serie il suo bel segno lo lascia. Non tanto perché alla Resega l’Ambrì torna a vincere dopo quattro anni, visto che il suo precedente successo risaliva a martedì 24 settembre 2013, quando s’impose 2-5. Bensì, soprattutto, perché quello che inaugura la nuova stagione è il primo derby senza diretta tivù da oltre trent’anni a questa parte. E sarà vero che chi non lo vede si perde poco sul piano dello spettacolo puro, ma le emozioni, quelle, ci sono. Specie nel finale, quando il Lugano si rifà sotto in extremis, a quindici secondi dal termine, dopo aver incassato a porta vuota il 2-4 di D’Agostini che pare chiudere il conto. Invece potrebbe anche non essere così, perché quegli ultimissimi istanti i bianconeri hanno l’opportunità di giocarli in powerplay, dopo l’espulsione di Jelovac al 59’53’’. Ma dopo aver vinto l’ingaggio, sul più bello, mentre sta per armare il tiro, Klasen si lascia sfuggire banalmente il puck, che scavalca inesorabilmente la blu, tra la disapprovazione del pubblico. È l’ennesima dimostrazione della serata no vissuta dagli uomini di Ireland. Il cui gioco, nell’occasione, è troppo spesso macchiato da errori, la maggior parte dei quali individuali. Il cui effetto principale è quello di rallentare la manovra, quando non addirittura renderla vana.
Troppe le imprecisioni dei bianconeri, al cospetto di un avversario non soltanto energico, ma già bello ordinato.
Sul fronte biancoblù, invece, avviene l’opposto. L’Ambrì di Cereda, almeno quello visto di ieri sera, è davvero esemplare sul piano della disciplina. In pista non solo c’è tanta energia, ma pure parecchio ordine. Ciò che, naturalmente, complica, e non poco, le cose a Grégory Hofmann – il migliore dei suoi, di gran lunga – e ai suoi compagni d’avventura. Di vero, però, c’è anche che con il suo atteggiamento, in particolare nel primo tempo, il Lugano dà
involontariamente una buona mano ai biancoblù. Che vincono il duello sul piano fisico, pattinando come matti su ogni fronte. Tanto da far dubitare sulla loro effettiva capacità di reggere un simile ritmo alla distanza. Infatti. Andati alla prima pausa in vantaggio 1-0 (e anche quel gol porta la firma di D’Agostini), nel tempo di mezzo cominciano ad accusare il colpo, perché l’1-1 di Hofmann al 25’, con Franco Collenberg sulla panchina dei puniti, sveglia il Lugano. Letteralmente. Per la prima volta, infatti, la squadra di Greg Ireland dà sul serio l’impressione di aver preso
la situazione in mano. E l’Ambrì comincia a far fatica, siccome non riesce più a esprimersi come prima. Quello sembra il momento di una svolta che, invece, non arriverà mai. Col senno di poi, il gol che fa più male al Lugano è l’1-2 di Emmerton a un minuto abbondante dalla seconda sirena. E quando, poi, Monnet (a lui, almeno, gli arbitri decidono di accordare il gol nel traffico davanti a Merzlikins) s’inventa l’1-3 al 51’, la Resega capisce che ci vorrebbe quasi un miracolo per raddrizzare la situazione. Per i miracoli, però, evidentemente bisognerà ancora attendere.