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Amazzonia, trovate 381 nuove specie

- di Susanna Petrone

L’Amazzonia: parliamo del più complesso sistema fluviale al mondo. Un sistema che però rischia danni irreversib­ili a causa delle oltre 420 dighe idroelettr­iche progettate (circa 140 sono già realizzate o in fase di costruzion­e). Eppure parliamo di un’area dove ogni due giorni viene scoperta una nuova specie, e che quindi nasconde dei veri e propri “gioielli” di biodiversi­tà ancora inesplorat­i. Il bacino dell’Amazzonia, infatti, si estende su una superficie di oltre 6 milioni di chilometri quadrati ed è il sistema fluviale più complesso del globo. Da una parte si vogliono ridurre le emissioni di CO2, dall’altra però le dighe mettono a rischio il naturale movimento dei sedimenti fluviali, che sono una cruciale fonte di sostanze nutritive per la fauna. Che fare dunque? Bisogna puntare sull’energia alternativ­a e ridurre i consumi se non si vuole perdere la biodiversi­tà della foresta pluviale dell’Amazzonia. Un nuovo report di WWF e Mamirauà Institute for Sustainabl­e Developmen­t,

lanciato da San Paolo del Brasile, rivela che in Amazzonia vengono scoperte nuove specie animali e vegetali alla media di una ogni due giorni, un tasso mai osservato in questo secolo. Tra il 2014 e il 2015 sono ben 381 le nuove specie scoperte: 216 piante, 93 pesci, 32 anfibi, 20 mammiferi (due dei quali fossili), 19 rettili e un uccello. Il tasso di scoperta è superiore a quello delle precedenti indagini: nel rapporto WWF 1999-2009 le specie scoperte erano state di 111 all’anno, una ogni tre giorni, mentre quello del 2010-2013 riportava 441 nuove specie scoperte, una ogni 3,3 giorni. Ricardo Mello, coordinato­re del programma WWF-Brazil Amazon, afferma che la vita in questo bioma straordina­rio è ancora un grande enigma: “Queste scoperte confermano che c’è un’immensa varietà e ricchezza di biodiversi­tà, è il segnale che abbiamo ancora molto da conoscere sull’Amazzonia”. Secondo il WWF i nuovi risultati dovrebbero spingere i responsabi­li decisional­i, sia pubblici che privati, a considerar­e gli impatti irreversib­ili causati da progetti su larga scala come le strade, le dighe a scopo idroelettr­ico, lo sfruttamen­to minerario. “Questa biodiversi­tà deve essere conosciuta e protetta. Gli studi indicano che il maggior potenziale economico di una regione come l’Amazzonia non può prescinder­e dal considerar­e la biodiversi­tà in funzione di un nuovo modello di sviluppo che consideri questo inestimabi­le patrimonio per la cura delle malattie e per scopi alimentari” conclude Mello.

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© Rabo de Fogo
Callicebus miltoni © Rabo de Fogo

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