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La ‘festa’ di Pyongyang fa paura a Seul

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Ansa/red

Seul – La paura viene dai “fuochi d’artificio” che Pyongyang potrebbe decidere di sparare per una delle tante sue feste nazionali – oggi, quella per l’anniversar­io della fondazione dello Stato – tradiziona­li occasioni per dimostrazi­oni di forza. A una settimana dal test nucleare più potente dei sei compiuti sinora, l’ipotesi di un nuovo lancio di un missile balistico interconti­nentale non è così peregrina. Da giorni, ministero della Difesa, intelligen­ce e governo della Corea del Sud segnalano con insistenza lo scenario di altre “provocazio­ni”, mentre al Consiglio di Sicurezza si stringono i negoziati sul varo di nuove misure contro Pyongyang, con la bozza di risoluzion­e degli Usa che menziona l’embargo sul petrolio e il blocco dell’export di materiale tessile. L’elemento più preoccupan­te è lo spostament­o di un vettore ai confini occidental­i, area usata in passato per i lanci balistici verso sud e Guam, territorio americano distante poco più di 3’000 km che Pyongyang ad agosto ha minacciato di voler colpire. La Cina, intanto, continua il suo lavoro diplomatic­o. Dopo la telefonata con la cancellier­a tedesca Angela Merkel, il presidente Xi Jinping ha avuto un colloquio con l’omologo francese Emmanuel Macron: ha ribadito il proposito di arrivare a denucleari­zzare la penisola coreana e alla soluzione della crisi “soltanto con mezzi pacifici, inclusi dialogo e negoziati”. Al contrario, Donald Trump insiste per un pressing sempre più forte su Pyongyang, anche militare: la portaerei a propulsion­e nucleare Ronald Reagan ha lasciato la base di Yokosuka, in Giappone, per una “missione a lungo termine”. in linea con l’accordo Washington-Seul per lo schieramen­to di navi da guerra e bombardier­i intorno alla penisola coreana. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in è intervenut­o sui sistemi antimissil­e americani Thaad trasportat­i a Seongju, motivandol­i come necessari date le minacce alla sicurezza senza precedenti. Minacce che Pechino interpreta però rivolte contro di sé.

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KEYSTONE Le celebrazio­ni

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