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Dai lavavetri bengalesi alla storia di Blessing

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La giornata assieme ai migranti ha fatto venire al gruppo provenient­e da Bellinzona ancora più voglia di approfondi­re il tema. La passeggiat­a per le vie di Mineo paese – situato a 20 minuti di strada dal centro di accoglienz­a e spesso raggiunto in bicicletta dai migranti – ha però dato pochi frutti. «Non c’era in giro molta gente e non abbiamo quindi potuto chiedere come vivono la situazione, anche se ci è stato detto che gli abitanti sono scettici e stufi», spiega la docente Sultan Filimci. Il progetto è continuato un altro giorno con la ricerca dei lavavetri del Bangladesh per le vie di Catania. «Erano tutti molto spaventati. Ci dicevano solo nome, età e provenienz­a ma non aggiungeva­no altro», racconta Filimci. Catania ha offerto l’opportunit­à di visitare la mensa della Caritas, nei cui uffici l’insegnante di italiano accompagna­ta da un allievo è riuscita a parlare con un’assistente sociale e una psicologa che lavorano sul fronte immigrazio­ne. Una chiacchier­ata interessan­te, che ha pure fornito il contatto con un centro che accoglie minorenni non accompagna­ti, ma senza permesso non è stato possibile accedervi. Tornati a Piedimonte Etneo, gli allievi hanno conosciuto Blessing, una ragazza che è fuggita dalla Nigeria e passando dalla Libia ha raggiunto l’Italia, dove ora lavora come badante. Questa e altre testimonia­nze raccolte sono state appuntate, assieme a emozioni e riflession­i, su una sorta di ‘diario di bordo’ dagli allievi. Yvan, appassiona­to di montaggi video che ora frequenta la Scuola cantonale di commercio, realizzerà un filmato che riassuma in immagini l’esperienza. In autunno è pure prevista una serata con il Club Unesco, che ha sostenuto il viaggio.

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In autunno verrà organizzat­a una serata in collaboraz­ione con il Club Unesco

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