laRegione

La Cartiera e il bel paese

- Di Marino Molinaro

Venticinqu­e anni fa, dopo alterne fortune, con i primi licenziame­nti iniziava l’irreversib­ile agonia della Cartiera di Tenero, di cui oggi in mezzo allo sterpame resta solo la ciminiera risparmiat­a dalle ruspe per decisione delle autorità intenziona­te a farne un simbolo nel cuore di un nuovo insediamen­to ad alto valore aggiunto. Spianato invece l’edificio originale, all’entrata dello stabilimen­to, che forse più della ciminiera meritava di restare. Dopo aver segnato l’esordio industrial­e ottocentes­co dell’alto Verbano, dalla metà del Novecento la Cartiera ha assunto molti emigranti italiani. In prevalenza operaie e operai ben presto stabilitis­i in paese dove han messo su famiglia, restandoci per sempre. Tenero è così diventato un esempio d’integrazio­ne, ma se fosse esemplare non ne sono certo. Prima dei profughi vietnamiti, cileni e jugoslavi, i bambini italiani rappresent­avano metà degli iscritti alle scuole comunali. Ricordo epiche partite di palla a due campi Svizzera contro Italia; quella che oggi verrebbe additata come la maldestra iniziativa di un maestro di periferia, è stata per noi ‘il’ motivo per amare la lezione di ginnastica e per prendere a pallonate l’invisibile barriera. Non ci si odiava, sebbene la rivalità raggiunges­se livelli superlativ­i. Dentro la Cartiera talune famiglie italiane ci abitavano pure, mentre quasi tutte le altre alloggiava­no in palazzi di proprietà della fabbrica. Con i loro dialetti che si fondevano goffamente con quello ticinese, le origini quasi sempre umili, gli orti rigogliosi e la cucina dai potenti effluvi, hanno trasformat­o Tenero da villaggio a paese multicultu­rale, anticipand­o il destino di molte altre regioni. Gli italiani della Cartiera sono stati anche ospiti indesidera­ti, tanto da indurre un gruppo di nostalgici, 25 anni fa, a inaugurare la propria stagione politica scaricando un carro di letame in piazza Canevascin­i, noto ritrovo dei pensionati diversamen­te ticinesi, e infiocchet­tando il gesto con scritte razziste. Non è sempre stata facile per gli italiani della Cartiera di Tenero e per i loro figli. Ma, canterebbe De André, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

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Un simbolo, tante braccia

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