laRegione

Quella notte nella tipografia di via Ghiringhel­li

- Di Sebastiano Storelli

E se il primo numero de laRegione, quel lontano 14 settembre del 1992, non fosse mai apparso? Affermare che si andò a un passo dalla catastrofe può forse suonare eccessivo, ma è vero che quella fu una lunga notte zeppa di tensione. Nessuno può nemmeno lontanamen­te immaginare che bolgia dantesca sia la redazione di un giornale – e di conseguenz­a la sua tipografia – la sera che precede l’uscita del numero uno, a maggior ragione se si tratta di un progetto nuovo e ambizioso. Sembra che nulla funzioni, che tutti sia- no in ritardo, che il giornale non potrà mai apparire nelle edicole (e nelle cassette degli abbonati). Ai tempi della nascita de laRegione, l’informatiz­zazione aveva già mosso i primi passi, ma era ancora neonata: certo, la composizio­ne dei singoli articoli non avveniva più con il piombo, ma il processo era comunque elaborato e l’affidabili­tà dei computer non aveva ancora raggiunto gli standard attuali. Ogni meccanismo nuovo di pacca va oliato a dovere e laRegione non faceva eccezione, anche perché per la prima volta in Ticino un quotidiano propo- neva delle edizioni regionali, con tanto di sostituzio­ne in corso d’opera delle lastre sulla rotativa. Più i meccanismi sono complicati, più aumenta il rischio che un granello di polvere li mandi in tilt. E la sera del 14 settembre, nella tipografia di via Ghiringhel­li di polvere ce n’era anche troppa. Un viavai di gente che intasava l’angusto spazio nel quale i tipografi si affannavan­o ad incollare sull’apposito supporto le “strisciate” stampate dal computer, gente che veniva, gente che andava, sembrava che nessuno sapesse chi doveva fare cosa. Al momento di andare in macchina, l’accensione della rotativa avvenne con pauroso ritardo e per permettere ai quotidiani freschi di stampa di raggiunger­e notte fonda il treno che li avrebbe portati al centro di distribuzi­one della Posta, i pacchi di giornali furono caricati pure sulle vetture dei giornalist­i. Alla fine, come sempre, tutto si sistemò e i lettori ebbero la possibilit­à di leggere il nuovo quotidiano già all’ora di cappuccino e brioche. Ma per chi la visse in prima persona, quella fu una notte che non potrà mai scordare…

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TI-PRESS La rotativa

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