laRegione

Quando avere la stilografi­ca era un must

- Di Aldo Bertagni

Averla, e magari usarla davanti agli occhi invidiosi degli astanti, era un must. Un chiaro indice di potere. Almeno riconosciu­to da chi ti voleva bene. Si trattava infatti del regalo per antonomasi­a della moglie o della mamma al compleanno del marito o figlio che aveva da poco ricevuto un avanzament­o di carriera (obbligator­iamente declinato al maschile in quegli anni). Poco importa, poi, se quella penna stilografi­ca rotondeggi­ante e griffata sarebbe rimasta praticamen­te intatta nella soli- da ed elegante custodia per molti anni a venire.

Un confine sottile

Anche perché, in verità, mostrarla appariva ai più un atto di arroganza (nei confronti degli astanti di cui sopra), concesso solo al megadirett­ore galattico di fantozzian­a memoria. E però, diciamola tutta, ci manca quella stilografi­ca che segnava un confine. Netto. Drastico. Un solco fra chi era di qua – sempre più numerosi, ma bastava far finta di non saperlo – e quelli di là, poco abituati a firmare documenti, se non cambiali.

Ma che ne sanno le Usb

Cose d’alta classe, mica le pennette d’oggi che s’infilano in un computer nella più totale, per quanto certo democratic­a, mediocrità. Oggi ne girano ancora. C’è chi ne racconta, come se avesse visto un unicorno in una giornata di foschia. Fra il meraviglia­to e lo stranito.

 ?? TI-PRESS ?? Fascino immutato
TI-PRESS Fascino immutato

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland