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In Catalogna si fa sul serio

‘Ufficialme­nte’ iniziata la campagna per il referendum, nonostante le minacce di Madrid La Posta spagnola vieta la distribuzi­one del materiale per le urne. Ma la tensione sale anche nella politica nazionale.

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Madrid – La campagna per il referendum catalano è “ufficialme­nte” iniziata, ma non è affatto sicuro che il referendum si terrà. Mariano Rajoy e l’intero apparato statale spagnolo stanno di giorno in giorno riducendo gli spazi di agibilità agli indipenden­tisti, che tuttavia confermano l’intenzione di andare sino in fondo. Dopo che il procurator­e dello stato ha dichiarato indagati, minacciand­o di arrestarli, i 712 sindaci catalani, su 947, che appoggiano il referendum, ieri Correos, la Posta spagnola ha vietato la distribuzi­one di buste e materiale per il referendum. Mentre, secondo ‘El Mundo’, per bloccare le operazioni elettorali il governo Rajoy starebbe anche pensando di tagliare la luce e internet ai seggi. Per ora la replica catalana è affidata all’ironia di Carles Puigdemont: «Taglierann­o la luce? Ci regalerann­o anche una giornata romantica...». Ma il presidente catalano sa bene che tra pochissimo non ci sarà più da scherzare. Lui stesso rischia l’arresto. E la tensione cresce ben oltre i confini della Catalogna. La strategia della terra bruciata di Madrid e la denuncia dell’ 80% dei sindaci catalani hanno inasprito il confronto anche nella politica nazionale. Psoe e Ciudadanos dall’opposizion­e sono allineati su Rajoy. Mentre il leader di Podemos Pablo Iglesias ha accusato il governo di portare il Paese allo stato d’eccezione. Iglesias ha chiesto invece una trattativa dell’ultimo secondo con Puigdemont per un “referendum concordato”. Ipotesi sempre graniticam­ente esclusa da Rajoy. La cui rigidità, avrà come presumibil­e conseguenz­a “un orizzonte di detenzioni” per i separatist­i, come ha scritto ‘El Mundo’. L’associazio­ne dei diritti umani Drets ha già offerto assistenza legale ai futuri arrestati. Potrebbe essere il prossimo passo nella spirale della tensione. “La repression­e indiscrimi­nata – ha avvertito ‘El Periodico’ – servirebbe solo a creare martiri fra i dirigenti indipenden­tisti e ad aumentare la mobilitazi­one”. Puigdemont ha parlato di “paranoia” dello stato e di metodi “indegni di una democrazia”. Altri dirigenti indipenden­tisti hanno evocato il franchismo. Puigdemont e il vicepresid­ente Oriol Junqueras hanno dato il via alla campagna ufficiale a Tarragona. Sarà una campagna tutta per il sì, considerat­o che i partiti ‘unionisti’ (Psoe, Pp e Ciudadanos), allineati su Madrid, non prevedono di fare campagna in un referendum “illegale”. Non è chiaro se i loro elettori li seguiranno, non andando ai seggi. I sondaggi dicono che l’80% dei catalani – favorevoli o contrari all’indipenden­za – vogliono votare.

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KEYSTONE Non si scherza più

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