Sesso e droga, il processo
Oggi in Tribunale a Roveredo il caso che ha scosso l’alta Mesolcina
Alla sbarra ex operaio comunale che organizzava festini in casa con una decina di minorenni. Ammette alcuni fatti ma non la violenza carnale di cui l’accusa una giovane allora 11enne.
Approda stamane a Roveredo, davanti al Tribunale regionale Moesa presieduto dal giudice Mirco Rosa, il caso che ha scosso l’alta Mesolcina quando nell’autunno 2014 è diventato di dominio pubblico a seguito dell’arresto di un cinquantenne – posto in libertà provvisoria dopo 70 giorni – e degli articoli apparsi sui media. Meno sorpresa era rimasta la gente del luogo, poiché è risultato che molti in paese fossero al corrente di quei festini a base di sesso e droga. Al banco degli imputati, patrocinato dall’avvocato Roberto Keller, siederà un uomo che ai tempi dei fatti era operaio comunale (nel frattempo ha perso il posto e vive in assistenza). La vicenda aveva fatto scalpore perché vedeva coinvolti, come vittime, una decina di minorenni della zona e anche una undicenne nel frattempo divenuta maggiorenne. Quest’ultima, assistita dall’avvocato Mario Branda, ha mosso le accuse più pesanti, fatte proprie dal procuratore pubblico Franco Passini titolare dell’inchiesta penale. Le fattispecie contenute nell’atto d’accusa sono due: da una parte, dall’agosto 2012 alla primavera 2013, i festini che il cinquantenne organizzava al proprio domicilio coinvolgendo alcuni ragazzi minorenni della zona. Proponeva loro la visione di film pornografici e giochi di vario genere che, per lo sconfitto di turno, culminavano in penitenze a sfondo sessuale. Il tutto condito da alcolici e spinelli. Fatti, questi, parzialmente ammessi dall’imputato, che rischia una condanna per i reati di pornografia, atti sessuali con fanciulli e somministrazione di sostanze pericolose per la salute. La seconda fattispecie riguarda le sue presunte attenzioni nei confronti di una bambina all’epoca di 10-11 anni, figlia di una conoscente: stando a quanto da lei raccontato agli inquirenti, sarebbe stata abusata in due occasioni fra il 2005 e il 2006. Accuse di atti sessuali con fanciulli e violenza carnale – rese ancor più pesanti da pressioni psicologiche – che lui respinge sostenendo che non vi sia stato alcun contatto. Pure lei, cinque anni fa, avrebbe preso parte ai festini; interrogata durante l’inchiesta, sulle prime avrebbe negato il proprio coinvolgimento; poi, confrontata con le dichiarazioni fatte dai compagni agli inquirenti, ha ammesso, aggiungendo gli episodi di violenza subiti sette anni prima.
Perizia psichiatrica contestata
La giornata processuale, che dovrebbe sfociare nella sentenza in serata, non prevede la testimonianza in aula delle vittime. Da valutare quale peso sarà dato alla perizia psichiatrica svolta, su incarico della Procura, dalla clinica Beverin gestita dai servizi cantonali; poiché indicante un rischio di recidiva, e presupponendo una colpevolezza, a suo tempo era stata contestata dalla difesa dell’imputato. Il quale rischia fino a cinque anni di reclusione. Il dibattimento – spiega alla ‘Regione’ il giudice Rosa – sarà celebrato a porte chiuse e i media saranno ammessi solo alla lettura della sentenza.