‘Mi disturba chi vuole generare un sentimento di sfiducia che la scuola non merita’
La politica si sta “agitando”. La commissione di controllo del mandato pubblico è destinata a diventare realtà, e c’è chi addirittura sollecita un “uditore” della Commissione scolastica nel Consiglio di fondazione. Come reagisce di fronte a questi segnali?
Noi siamo finanziati dal pubblico, quindi dobbiamo rendere conto alla politica, nonostante l’autonomia universitaria conquistata in questi anni. Siamo sottoposti alla revisione da parte del Controllo cantonale delle finanze. Oggi esistono tantissime prassi che permettono lo scambio di informazioni con la Confederazione e con il Cantone. Inoltre, sia io come persona che come istituzione abbiamo dimostrato la massima trasparenza, anche quando siamo stati sollecitati dalla politica e dalla Commissione scolastica. Tutte le volte che qualcuno ci ha chiesto qualcosa, l’abbiamo messo in modo trasparente sul tavolo e così faremo anche in futuro. Quindi mi sarebbe piaciuto che questa nuova ‘commissione’ si chiamasse in un altro modo: una commissione orientata a potenziare il dialogo, la conoscenza reciproca ecc. Commissione di ‘controllo’ è fuorviante, anche rispetto a quanto è successo negli ultimi 20 anni.
C’è chi ha preso il caso Egli, per la parte dei soldi spariti, come pretesto. Le sembra un valido motivo per giustificare una commissione di controllo?
Questo caso ha fatto molto male anche a noi. Ciò detto, abbiamo rapportato in modo chiaro anche in Commissione scolastica, senza nascondere che ci sono state delle lacune nei controlli interni alla scuola. Con 150 milioni di budget e 1’000 collaboratori può anche succedere. Abbiamo preso delle misure per fare in modo di evitare che episodi simili si ripetano.
Questo ‘nuovo corso’ della politica la preoccupa?
Non mi preoccupa se è orientato a uno scambio di informazioni e ad un più intenso comunicare. Ciò che mi disturba è l’atteggiamento di chi genera un sentimento di sfiducia nell’opinione pubblica che la Supsi ritengo non meriti. Anzi.
Cosa significa poter essere autonomi, per una scuola finanziata in modo importante dall’ente pubblico?
Per me l’autonomia è legata alla libertà di insegnamento e di ricerca. È assolutamente chiaro che nella costruzione delle nostre attività teniamo conto direttamente dei bisogni della società. C’è una ricchezza in questa indipendenza di giudizio delle persone, che assicura una migliore crescita. Pensiamo ad esempio alle consulenze: se il Cantone ci chiede un parere, noi siamo un ente neutrale da considerare come tale. Ci battiamo per fare in modo che i nostri pareri siano assolutamente neutrali. L’autonomia nella ricerca, inoltre, permette anche di svilupparsi in settori orientati al futuro. Quindi rivendichiamo l’autonomia non per fare quello che vogliamo, ma perché questo valore ha permesso alle Università di svilupparsi grazie alla loro indipendenza di giudizio e di azione.