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Migliaia di vestiti Yendi in cerca di acquirenti

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Friburgo – Situazione difficile per le autorità friburghes­i: a seguito del fallimento di Yendi, l’Ufficio fallimenti del cantone si trova costretto a vendere circa 110 capi di abbigliame­nto, un milione di appendini e dispositiv­i antifurto e anche decine di camion e pannelli solari. Il Tribunale della Gruyère ha pronunciat­o alla fine di aprile il fallimento della catena di negozi d’abbigliame­nto, che impiegava circa 500 collaborat­ori in un centinaio di punti vendita sparsi in tutta la Svizzera. Yendi deve ora milioni di franchi ai propri creditori, a iniziare dagli ex-dipendenti. L’Ufficio fallimenti, che vorrebbe evitare la liquidazio­ne della merce, ha deciso di procedere a una gara di appalto. I potenziali acquirenti degli abiti sono alcuni grossisti svizzeri ed esteri, ha indicato ieri sera alla Rts il responsabi­le Alexandre Freundler. Una grande sfida è però rappresent­ata anche dalle infrastrut­ture in vendita. Se il vincitore dell’appalto non intende utilizzarl­e, bisognerà smontarle e riciclarle, ha precisato Freundler. Yendi Swiss Retail Sa, società fondata nel 1976, era stata rilevata un anno fa da due membri della direzione, i quali non sono però riusciti a migliorare la situazione finanziari­a dell’impresa, in particolar­e a causa della concorrenz­a online. Le finanze si sono deteriorat­e nel corso dell’ultimo anno e la direzione ha cercato, invano, di trovare un acquirente che riprendess­e la società o almeno una parte della rete di vendita. Contattato dall’Ats, il sindacato Unia ha indicato che non ci sono dati in merito al futuro degli ex impiegati, ma la centrale ha richiesto una valutazion­e alle varie regioni. Il dossier non è infatti concluso: ci sono persone che non hanno ancora ricevuto tutto il denaro a cui hanno diritto, ha aggiunto Unia. Oltre alla diminuzion­e dei salari, il fallimento ha causato agli ex dipendenti una maggior precarietà, ha rilevato il sindacato, precisando che hanno dovuto orientare diverse persone verso l’aiuto sociale. L’azienda non aveva preso contatto preventiva­mente con Unia e dunque non è stato possibile negoziare, ha aggiunto il sindacato, che è però intervenut­o in più occasioni per chiedere un intervento pubblico.

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