laRegione

Guam a portata di Kim

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Seul/New York – Si sparano addosso, per ora a salve, ma forse stanno cercando un modo per uscirne. Corea del Nord e Stati Uniti continuano una guerra di “provocazio­ni”, la prima, e di minacce, i secondi. Ma in gran segreto i loro emissari starebbero mantenendo attivo un canale di contatto, il cosiddetto “canale New York”. Niente assicura che vi riescano, e dopo il lancio del missile interconti­nentale dell’altra notte da parte del regime di Pyongyang, tutto farebbe pensare che neppure lo vogliano. La Corea del Nord, fresca di nuove sanzioni internazio­nali, ha lanciato un missile Hwasong-12 che ha sorvolato il Giappone ed è finito nell’Oceano Pacifico dopo un volo di 3’700 chilometri. Non è la prima volta che un razzo di Kim Jong-un sorvola il Giappone, ma questa volta, la distanza coperta è ben superiore a quella dell’isola di Guam, nell’arcipelago delle Filippine, dove ha sede una base militare statuniten­se. Il messaggio non poteva essere più chiaro. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha subito riunito il Consiglio di sicurezza nazionale affermando che Seul ha le capacità di fuoco in grado di distrugger­e la Corea del Nord “in modo irrecupera­bile”, sostenendo che, pur coi migliori propositi, il dialogo con Kim Jong-un è “impossibil­e in questa situazione”. Le sirene di allerta, oltre ai messaggi su cellulari e via tv, sono state azionate nella parte settentrio­nale del Giappone, in un inedito meccanismo che ha interessat­o finora catastrofi naturali, come terremoti, tsunami o risveglio di vulcani. Su richiesta di Usa, Corea del Sud e Giappone, il Consiglio di sicurezza dell'Onu si è riunito d’emergenza ieri sera. Mentre la Casa Bianca ha ribadito che “l’opzione militare resta sul tavolo”.

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KEYSTONE Ci è passato sopra

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