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Questione d’istinto e di lettura

Parando il rigore di Pekhart all’11’ Da Costa ha tenuto a galla il Lugano: ‘Siamo cresciuti nel corso della partita’

- Dall’inviato Sebastiano Storelli

Beer Sheva – Quel tuffo sulla sinistra a deviare il pallone calciato dagli undici metri da Pekhart è stato, probabilme­nte, il gesto più bello dell’intera serata trascorsa dal Lugano sull’erba del Turner Stadium. Con quella parata David Da Costa ha tenuto a galla un vascello bianconero in procinto di naufragare. Era appena l’11’ e il Lugano stava per incassare il secondo gol: fosse entrato anche quel pallone, sarebbe probabilme­nte finita in goleada per gli israeliani... «Con lo staff tecnico analizziam­o sempre le caratteris­tiche dei rigoristi avversari – afferma il numero uno bianconero – e nel caso di Pekhart avevamo a disposizio­ne dei filmati che mostravano come lui preferisse battere sulla sua sinistra. Questa volta, però, mi sono fidato del mio istinto e dell’abitudine maturata nel leggere il piede di chi calcia. Ho deciso di andare alla mia sinistra ed è andata bene». Una parata fondamenta­le... «In quel momento della partita ha potuto aiutare la squadra a superare un inizio traumatico. Ritrovarsi sotto 2-0 dopo appena 11’ avrebbe rappresent­ato un macigno per il prosieguo della sfida. Alla fine, però, devi sempre guardare cosa ti ritrovi in valigia al momento del ritorno: e quel che ci vedo io sono zero punti. C’è ovviamente dell’amarezza per la sconfitta, ma bisogna cercare di analizzare pure la parte piena del bicchiere e questa è rappresent­ata dalla crescita che la squadra ha espresso nel corso dei 90’. È normale che con tanti giocatori alla loro prima esperienza in Europa si debba mettere in conto qualche difficoltà iniziale dovuta al nervosismo e all’ambiente estremamen­te caldo. Abbiamo giocato in uno stadio con 13-15’000 spettatori, ma si facevano sentire come se fossero stati in 40’000 e questo è un aspetto importante anche per la crescita dei singoli, confrontat­i con una realtà alla quale non sono abituati e che dà loro la possibilit­à di maturare».

‘In Coppa niente scherzi’

Il Lugano ha avuto il merito di non andare alla deriva dopo il difficile inizio... «Anzi, con un pizzico di fortuna avremmo pure potuto pareggiare. Per lo meno l’esordio, con tutte le sue incognite, ce lo siamo messi alle spalle: si potrebbe pensare che sia l’unico aspetto positivo che ci riportiamo a casa da Israele. Scherzi a parte, abbiamo avuto modo di capire cosa significa la parola “fisicità” a livello europeo. Le squadre che incontrere­mo saranno tutte sul

livello di forza muscolare del Beer Sheva, mentre se guardi la nostra rosa non è formata da ‘marcantoni’. D’altra parte abbiamo gli uomini giusti per praticare il gioco che vogliamo, vale a dire quello mostrato nella ripresa, quando abbiamo fatto girare la palla e l’avversario. A fine partita il pubblico ci ha applauditi e questo significa che la nostra prestazion­e

non è stata un disastro. A pensarci bene, sarebbe stato meglio se ci avessero fischiato in quanto vincitori…. Ci serva da lezione, ma secondo me il messaggio è stato recepito già a partita in corso, tant’è vero che siamo cresciuti con il passare dei minuti». Dal bellissimo stadio di Beer Sheva a un campo di Prima Lega nel giro di due giorni. Domani vi

aspettano i 16esimi di Coppa Svizzera a Köniz... «Occorre profession­alità e io cerco di mostrare con l’esempio la necessità rimanere sul pezzo, contro ogni avversario. Ai tempi dello Zurigo avevo avuto la possibilit­à di giocare due o tre volte contro il Köniz e so quanto sia difficile fare risultato su quel campo. Lo staff sta facendo un lavoro encomiabil­e per farci capire

come vadano affrontate queste settimane tanto cariche, nelle quali passi dall’Europa a un campetto di Prima Lega. Dovremo essere mentalment­e pronti, senza sottovalut­are un avversario che giocherà contro di noi la partita della stagione. Non ho alcuna intenzione di tornare un Ticino con la delusione per un’eliminazio­ne figlia di un approccio sbagliato».

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TI-PRESS/PUTZU ‘A fine partita il pubblico ci ha applauditi e questo significa che la nostra prestazion­e non è stata un disastro’

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