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Solo l’idea di una verifica nozionisti­ca di civica mi urta

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Da poco tempo ho terminato le scuole superiori, per questo sento di poter esprimere la mia opinione sulla revisione della legge della scuola che voteremo il 24 settembre con cognizione di causa. Io voto No perché solo l’idea di una verifica nozionisti­ca di civica mi urta. Storia, geografia, filosofia, economia: in questi ambiti si impara ad essere cittadini. Chi sostiene che non ci sia un’educazione civica si sbaglia, è sicurament­e meno visibile, si intreccia con tanti temi che si affrontano nelle lezioni di materie diverse, ma esiste. Io voto No perché se durante le medie o il liceo mi avessero chiesto di assimilare nozioni di civica slegate dal contesto storico e dalla realtà, oggi, probabilme­nte, non mi importereb­be molto della cosa pubblica, e non saprei forse nemmeno quanti sono i Consiglier­i di Stato. Per noi giovani la richiesta di imparare a memoria è spesso controprod­ucente; dalla memorizzaz­ione fine a se stessa, di cui non vediamo il senso, non ricaviamo alcuna motivazion­e. La revisione della legge della scuola rispecchia una società che sta invecchian­do e che sembra non volerci capire. Oggi sono orgogliosa di poter dire che la mia vicinanza alla politica sia dovuta proprio a quello che ho imparato a scuola, anche grazie a molti docenti. Sono stati i professori che hanno reso vivi e interessan­ti soggetti che mi sarebbero apparsi noiosi. L’interdisci­plinarità, caratteris­tica essenziale della scuola moderna, insegna a collegare fra loro temi che sembrano distanti, a cogliere il senso di quello che si studia. Così ho imparato ad essere critica, a guardare le cose da prospettiv­e diverse e ad avere un’opinione. Considerar­e una lezione di “educazione civica, alla cittadinan­za e alla democrazia”, separata dal resto dell’insegnamen­to allontaner­ebbe ulteriorme­nte la civica dalla realtà e i giovani perderebbe­ro, ancora di più, l’interesse. È una pretesa semplifica­zione che non permette di conoscere meglio la realtà sociale in cui siamo immersi e non la rende più interessan­te, anzi. Ho sentito parlare di tre pilastri: istruzione scolastica, educazione alla cittadinan­za, introduzio­ne nella vita sociale. Se il primo pilastro perde di attrattiva ne risentono anche gli altri due e il risultato è un totale disinteres­se per la politica e quindi la rinuncia alla partecipaz­ione. La conoscenza delle istituzion­i è importante, certo, ma avviene all’interno di un processo di comprensio­ne più ampio. La sola conoscenza delle istituzion­i potrebbe forse bastare per ottenere una partecipaz­ione impulsiva, senza troppa analisi e ponderazio­ne; ma per raggiunger­e una partecipaz­ione responsabi­le, no. Per questi motivi, se qualcuno mi chiede «cosa voti?» rispondo: il 24 settembre voto No.

Tessa Prati

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