laRegione

Dadò: ‘Gesto di cortesia’

Il presidente Ppd sulle due cene pagate a lui e compagna da Sansonetti nel 2014

- di Chiara Scapozza e Andrea Manna

Due cene offerte nel 2014 dal titolare della Argo 1 Marco Sansonetti alla funzionari­a cantonale responsabi­le del Servizio richiedent­i l’asilo e al suo compagno, il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò, hanno riacceso nel weekend i riflettori sulla vicenda del mandato diretto da oltre tre milioni di franchi concluso dal Dipartimen­to della sanità e della socialità (Dss), senza il via libera del Consiglio di Stato. Anticipato dalla ‘Rsi’, l’episodio emerso ora riguarda un fine settimana trascorso dai due a Bormio, su consiglio proprio di Sansonetti, il quale non si è limitato ad indirizzar­li verso un albergo ben quotato, bensì ha pagato loro due cene per un valore di 150 euro. Episodio su cui, nei giorni scorsi, ha voluto far luce il Ministero pubblico, che ha sentito la funzionari­a: dagli accertamen­ti non sono emersi elementi di rilevanza penale, tuttavia il procurator­e generale John Noseda ha scritto venerdì al Consiglio di Stato informando­lo del caso per le incombenze di sua competenza. Il governo dovrebbe discuterne domani, martedì, e valutare se aprire un’inchiesta amministra­tiva. Sul fronte dell’opportunit­à di accettare il dono abbiamo interpella­to Fiorenzo Dadò, allora capogruppo, che ha risposto per iscritto alle nostre domande.

Fiorenzo Dadò, era a conoscenza che il titolare della Argo 1 aveva offerto a lei e alla sua compagna due cene per un valore di 150 euro?

Si, ma l’ho scoperto unicamente in albergo, il giorno della partenza, al momento del pagamento in contanti della fattura, dove mi è stato comunicato che due cene, per un totale di 150 euro, erano state offerte.

Non si è posto un problema di opportunit­à nell’accettare il regalo?

Si parla di tre anni fa, quando Argo non era un problema per nessuno: la ditta era stata regolarmen­te autorizzat­a a operare ed era un partner profession­ale del Cantone. Alla luce della situazione odierna, con il senno di poi, nessuno si sognerebbe di accettare anche solo un caffè da questi signori. A quel momento, molto sempliceme­nte ho pensato a un gesto di cortesia nei confronti della mia compagna da parte di un collaborat­ore profession­ale, che non conosco personalme­nte e che non ho mai incontrato.

Va ricordato che la Argo 1 aveva appena ricevuto il mandato diretto per la sorveglian­za dei centri migranti, dopo che il titolare – sganciando­si dalla Rainbow – era riuscito a ‘piazzare’ l’offerta giudicata migliore dal Dss. Le cene offerte, ci permetta, sembrano un ringraziam­ento da parte di Sansonetti per l’appalto. La sua compagna, in qualità di funzionari­a dirigente, non avrebbe potuto accettarlo. Lo stabilisce il regolament­o dei dipendenti statali.

Contrariam­ente a quanto lei afferma la mia compagna non è una funzionari­a dirigente e non ha alcun potere decisional­e, ma svolge un ruolo esecutivo. Il mandato, come si sa, è stato deciso e firmato da altri e lei non ha avuto, né poteva averlo, alcun ruolo. La Magistratu­ra ha escluso qualsiasi rilevanza penale a suo carico, mentre la valutazion­e in merito a un’eventuale violazione della Lord, che prevede la possibilit­à per i dipendenti dello Stato di accettare doni per un importo massimo di 50 franchi (quindi nel caso in questione per un superament­o di tale importo di circa 30 franchi) sarà una valutazion­e che spetta al governo.

D’altro canto, lei alla ‘Rsi’ si è giustifica­to dicendo che il problema non si pone perché è un semplice cittadino e, infatti, è stato appurato che non vi è rilevanza penale. Partendo dal presuppost­o che, come ‘semplice cittadino,’ non si sarebbe ritrovato con due cene offerte a Bormio, non crede che in qualità di rappresent­ante del partito il cui consiglier­e di Stato dirige il Dss (Paolo Beltramine­lli) avrebbe dovuto anche lei rinunciare al regalo?

A quel tempo, tre anni fa, non rappresent­avo il partito. Ma, detta così, ha ragione. Esattament­e come tutti i politici e i funzionari che partecipan­o su invito ai costosi eventi mondani esclusivi promossi, per esempio, nell’ambito del Festival del Film di Locarno.

Perché non informare la ‘Sottocommi­ssione Vigilanza,’ che aveva del resto lasciato per evitare possibili conflitti di interesse?

Ricordo che la sottocommi­ssione è stata istituita per lo scandalo dei permessi facili che ha coinvolto il Dipartimen­to delle istituzion­i e, solo successiva­mente, dopo

lo scoppio del caso Argo, le competenze sono state allargate. A quel punto io ho giustament­e ceduto il mio posto e le competenze al collega Fabio BacchettaC­attori. Si tratta, come ribadito sopra, di una circostanz­a che non ha avuto alcuna influenza nei fatti al vaglio della commission­e.

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‘Tre anni fa Argo 1 non era un problema per nessuno’
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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Le regole per i funzionari statali sono chiare

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