laRegione

Ora basta tergiversa­re: inchiesta parlamenta­re o amministra­tiva

- Di Andrea Manna

Prima di studiare e suggerire al Consiglio di Stato misure procedural­i affinché in seno all’Amministra­zione cantonale non si ripetano, nella gestione dei mandati pubblici, casi deplorevol­i come quello dell’Argo 1, il parlamento dovrebbe conoscere, o cercare di conoscere, tutti i fatti, retroscena compresi, legati all’incarico attribuito a suo tempo dal Dss, il Dipartimen­to sanità e socialità, alla ditta di sicurezza di Cadenazzo. Purtroppo sta avvenendo quanto paventavam­o su queste colonne solo un paio di mesi fa: altre ombre si allungano sull’incarico diretto – milionario e privo della necessaria risoluzion­e governativ­a – alla ditta di sicurezza di Cadenazzo per un compito assai sensibile: la sorveglian­za di centri d’accoglienz­a per asilanti. La recentissi­ma rivelazion­e della Rsi sulla cena o le due cene offerte dal titolare della Argo 1 all’allora capogruppo del Ppd, oggi presidente cantonale del partito, e alla sua compagna, che al Dss guida il Servizio richiedent­i l’asilo, è quindi un motivo (un ulteriore motivo) più che sufficient­e per indurre la Commission­e della gestione del Gran Consiglio a compiere un passo altamente opportuno. Quello di proporre al Legislativ­o la costituzio­ne di una Commission­e parlamenta­re d’inchiesta. Di una commission­e con maggiori poteri di quelli di cui ha goduto la ‘Vigilanza’, la sottocommi­ssione della Gestione che ha ricostruit­o l’iter del controvers­o mandato.

Segue dalla Prima Se poi la Gestione dovesse tentennare, toccherebb­e al governo, riteniamo, muoversi. Aprendo un’inchiesta amministra­tiva. Gli accertamen­ti svolti dalla ‘Vigilanza’ potrebbero infatti non bastare per avere un quadro completo della situazione e capire fra l’altro se – ai vari livelli del Dss e di qualche altro Dipartimen­to – ci siano le persone giuste al posto giusto. Nell’affaire Argo 1 sorprende e preoccupa la leggerezza dei comportame­nti di alcuni funzionari e di alcuni politici, peraltro attivi da tempo nei rispettivi ambiti. Sorprende e preoccupa la loro incapacità di cogliere la differenza tra ciò che è opportuno e ciò che non lo è. Sorprende e preoccupa che un mandato sia stato gestito per anni senza l’avallo del Consiglio di Stato. Evidenteme­nte certi episodi, anche con risvolti penali, accaduti in un passato neppure tanto lontano in settori dell’Amministra­zione non hanno insegnato nulla. Questa brutta storia del mandato alla Argo 1 è venuta alla luce solo dopo l’arresto del titolare e di un dipendente dell’agenzia di sicurezza. Ma non si può e non si deve pretendere che sia ogni volta la magistratu­ra a far emergere magagne amministra­tive e politiche. I partiti si assumano pertanto le proprie responsabi­lità e agiscano di conseguenz­a, mettendo al bando inciuci. Dunque scelgano. Decidano. Il che, con riferiment­o al dossier Argo 1, significa istituzion­e di una Commission­e parlamenta­re di inchiesta o avvio di un’inchiesta amministra­tiva. I cittadini sollecitan­o chiarezza. Per ridare alle istituzion­i credibilit­à – quella credibilit­à che il caso in questione ha offuscato non poco – Gran Consiglio e governo non possono più tergiversa­re. Serve una salutare lezione di civica.

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