Diabolik da ridere, ne parlano l’editore e la disegnatrice
Incontriamo Silvia Ziche, disegnatrice, e Mario Gamboli, direttore editoriale di Diabolik ‘È così serio… ma con quella tutina lì qualcosa si può fare’: la disegnatrice umoristica racconta il suo lavoro per l’insolito albo che la Fiera del fumetto di Lugan
«Senti, con Topolino non è andata: pensavamo di fare con Diabolik, a te va bene lo stesso disegnare l’albo?». È con questa telefonata, avvenuta poco meno di un anno fa tra Fabio Baudino della Fiera del fumetto di Lugano e Silvia Ziche, bravissima disegnatrice umoristica e autrice di numerose storie Disney, che è nata l’insolita storia che riceveranno i visitatori della settima edizione della fiera che venerdì aprirà i battenti al Palacongressi di Lugano (www.fieradelfumetto.ch). Insolita perché – anche grazie alla sceneggiatura di Tito Faraci – avremo un Diabolik comico o, meglio, «brillantemente ironico», come ha spiegato Mario Gomboli, direttore editoriale di Diabolik, confessando che se c’è una cosa che manca, nei fumetti di Diabolik, è proprio l’ironia «che magari percepisce il lettore, o l’autore, ma non può essere esplicita, è come se ci fosse il divieto di far ridere con Diabolik». «È sempre così serio, non sembra proprio avere senso dell’umorismo» ha confermato Silvia Ziche, la quale però alla fine ha trovato il modo di farcela: «L’ho guardato bene, e mi son detta: vabbè, con quella tutina lì, forse qualcosa si può fare…».
Silvia, Diabolik è il primo personaggio ‘serio’ con qui ha a che fare?
Non mi ero mai confrontata con un personaggio che non fosse comico o ironico... Tant’è che abbiamo cambiato un po’ la natura di Diabolik, per questa storia!
Cambiato natura anche nel disegno?
Abbiamo tenuto un registro che fosse una via di mezzo… Non è un disegno realistico, perché non è nelle mie corde, ma ho cercato di fare un passo verso il realistico rispetto al mio solito disegno che è più disneyano, più comico. Questo perché serviva al racconto: con Tito Faraci non abbiamo voluto partire subito con una parodia comica, ma prendere il personaggio classico e trascinarlo in una situazione “a lui non congeniale”.
Qualche altro fumetto potrebbe subire lo stesso ‘trattamento Ziche’?
Mi devo ancora riprendere dalla fatica! Seriamente, devo dire che è una cosa che dà una bella spallata, mettersi a fare qualcosa che di solito non si fa: si è costretti a rimettersi in gioco, a reimparare, a concentrarsi sul disegno invece di andare con il pilota automatico come capita quando si disegnano personaggi che si conoscono molto bene. Mettersi in gioco è bello. Ogni tanto, però.
Mario Gomboli, da autore di Diabolik come spiega il paradosso di un criminale amato dal pubblico, tanto da essere protagonista di campagne sociali, ad esempio contro l’abbandono degli animali?
Secondo me perché è di una cattiveria tollerabile: nessuno si identificherebbe mai con Hannibal the Cannibal, perché è un cattivo che fa schifo; molti invece vorrebbero essere un po’ diabolici. Questa è una delle chiavi di lettura; l’altra è il fascino del proibito: quando uscì Diabolik, ci furono proteste, denunce per incitamento a delinquere, per corruzione di minori… assolto da tutte, ovviamente. Poi non dimentichiamo l’effetto del tempo: come scrisse Altan in una sua vignetta, visto quello che accade in giro, più passa il tempo più Diabolik sembra un bravo ragazzo.
A proposito del passare degli anni: qual è il segreto della sua longevità editoriale?
Sicuramente è merito delle creatrici, le sorelle Giussani, che hanno pensato il personaggio con mille sfaccettature.
Ultima domanda: ma alla fine ci guadagna qualcosa, con i suoi furti, o quel che spende in marchingegni supera il valore di quello che ruba?
È successo in una storia: alla fine ammette di aver speso più di quello che ha rubato. È chiaro che Diabolik ha spese notevoli, ma fa anche la bella vita… Alla fine sì, temo anch’io che il suo bilancio non abbia un grande attivo. Ma probabilmente porta i soldi in Svizzera!