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Drug checking, il Ticino non segue Zurigo

Respinta la mozione presentata nel 2010 da Savoia. Il Ps: vogliamo la Legge quadro

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No al ‘drug checking’. Il Canton Ticino non seguirà l’esempio di Zurigo e Berna, dove i consumator­i di droga possono far analizzare la sostanza stupefacen­te acquistata sul mercato illegale per verificare che non contenga ‘ingredient­i’ particolar­mente pericolosi, venendo però nel contempo sensibiliz­zati, da parte di operatori sociali, ai rischi per la salute derivanti dall’assunzione di droghe (nessuna denuncia, trattandos­i di una procedura anonima). Ieri il Gran Consiglio – aderendo con 48 voti al rapporto della propria Commission­e speciale sanitaria (relatore il liberale radicale Giorgio Galusero) – ha respinto la mozione presentata sette anni fa dall’allora deputato dei Verdi Sergio Savoia, ripresa da Tamara Merlo, che proponeva di designare un gruppo di esperti per valutare l’introduzio­ne anche in Ticino del testing delle sostanze stupefacen­ti. Il ‘drug checking’ rientra nella strategia di riduzione del danno. E «più si riduce il danno, meglio è per tutti, in particolar­e per i giovani», ha osservato Merlo. A sostegno della mozione anche i socialisti. «Se ci fosse la volontà politica, se realmente si volesse fare una politica volta a ridurre i danni del consumo di sostanze psicoattiv­e, sarebbe ora di togliere gli occhiali ideologici e guardare la realtà», ha rilevato Gina La Mantia che a nome del Ps ha sollecitat­o il Consiglio di Stato a varare «al più presto» la Legge quadro cantonale sulle dipendenze». D’accordo con la mozione pure Massimilia­no Ay (Partito comunista), per il quale l’essere informati, tramite il ‘drug checking’, del contenuto della sostanza, degli effetti e dei possibili danni «è uno dei primi passi per prendere coscienza delle proprie azioni e magari ridurre o cessare il consumo». Ma i contrari al testing sono stati la maggioranz­a. «Berna e Zurigo presentano realtà sociali e territoria­li completame­nte diverse dalle nostre», ha osservato la leghista Lelia Guscio. «La riduzione del danno può e deve essere attuata con altri strumenti», ha sottolinea­to Lorenzo Jelmini (Ppd), ricordando che in Ticino «già l’associazio­ne Radix si occupa di aspetti legati alla riduzione del danno». Senza poi dimenticar­e, ha evidenziat­o Galusero, «che le sostanze stupefacen­ti sono comunque pericolose, indipenden­temente dalla loro composizio­ne».

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TI-PRESS Qui no testing

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