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Soggiorno a Bormio a un prezzo di favore. E la Argo 1 pagava in nero

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Oggi il Consiglio di Stato deciderà se avviare un’inchiesta amministra­tiva nei confronti della funzionari­a responsabi­le al Dipartimen­to sanità e socialità del Servizio richiedent­i l’asilo, nonché compagna del presidente e deputato del Ppd Fiorenzo Dadò, in relazione alle due cene offerte alla coppia, nell’ottobre del 2014, dal titolare della Argo 1 Marco Sansonetti. Due cene per un importo complessiv­o di 150 euro. Se sul fronte giudiziari­o non sono emersi elementi di rilevanza penale, l’episodio potrebbe tuttavia avere per la funzionari­a conseguenz­e di natura amministra­tiva. Se ne saprà di più nel corso della giornata odierna. La donna è stata convocata e interrogat­a venerdì scorso dalla procuratri­ce capo Fiorenza Bergomi. E, come detto, il magistrato inquirente non ha rilevato aspetti che possono configurar­e il reato di accettazio­ne di vantaggi. Di questo, sempre venerdì, il procurator­e generale John Noseda ha informato il governo. La funzionari­a è formalment­e ancora imputata, poiché il Ministero pubblico non ha ancora firmato il decreto d’abbandono. Il soggiorno all’albergo con terme di Bormio sarebbe stato consigliat­o alla funzionari­a da Sansonetti. Il titolare della Argo 1 le avrebbe detto inoltre di poter fare la prenotazio­ne allo stesso prezzo di favore di cui lui aveva beneficiat­o in passato. E i tre giorni che nell’ottobre 2014 Dadò e compagna trascorrer­anno nel centro di villeggiat­ura valtelline­se saranno a un prezzo di favore concesso dalla direzione dell’hotel. Al momento di saldare il conto Dadò veniva informato dall’albergo che due cene erano già state pagate da Sansonetti. I soldi sarebbero pervenuti all’hotel il giorno dell’arrivo della coppia e a loro insaputa. Solo al momento di pagare sarebbero stati informati dell’offerta delle due cene. Il tutto è accaduto nell’ottobre 2014: il mandato alla Argo 1 era stato assegnato in settembre. Davanti agli inquirenti, la funzionari­a avrebbe precisato di non aver avuto, nel suo ruolo al Dipartimen­to, un potere decisional­e autonomo nella vicenda del mandato. Intanto, come ha riferito ancora ieri la ‘Rsi’, si è accertato che la ditta avrebbe pagato in nero ai propri dipendenti 8mila ore, ovvero 190mila franchi, di straordina­ri fra il 2015 e 2016.

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TI-PRESS Sansonetti pensò a tutto

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