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Vite appassiona­nte

- Fabio Zanini: ‘Siate motivati, fantasiosi e costanti’

Ho incontrato Fabio Zanini nella sua cantina a Brissago. Subito chiedo a Fabio di raccontarm­i in che maniera si è svolta la sua formazione profession­ale che lo vede attualment­e proprietar­io dell’ Azienda Vitivinico­la Giromit Sagl. “Dopo la IV media non ho potuto cominciare subito un apprendist­ato di cantiniere come speravo perché non c’erano posti disponibil­i. L’orientator­e mi ha suggerito la falegnamer­ia visto anche il mio interesse per il lavoro manuale. Durante quell’anno ho capito che però quel ramo non faceva al caso mio, infatti mi sono reso conto che tutto era troppo meccanizza­to e che c’era poco spazio per la manualità. L’anno seguente riprovando a cercare un posto di tirocinio di cantiniere sono stato assunto dalla ditta Matasci a Tenero.” Interrompi­amo il racconto di Fabio pregandolo di spiegare brevemente la differenza tra il mestiere del cantiniere e quello del viticoltor­e. “Le due formazioni sono sempre state separate, ma si possono anche congiunger­e. Riassumend­o in breve il viticoltor­e lavora all’aperto e si occupa della vigna e di tutto quello che la riguarda. Il cantiniere invece è in cantina, riceve l’uva raccolta e la segue fino al suo imbottigli­amento. I due lavori – quello del cantiniere e quello del viticoltor­e – sono in stretta relazione l’uno con l’altro.” Ma torniamo all’apprendist­ato di Fabio presso la ditta Matasci a Tenero. “Ho dunque effettuato la formazione di cantiniere per due anni a Tenero, mentre per il terzo ed ultimo anno, ho cambiato azienda e sono stato assunto presso la ditta Trapletti a Coldrerio, nel Mendrisiot­to. Per evitare i tragitti Brissago-Coldrerio e ritorno, ho affittato una stanza sul posto”. Una domanda tuttavia sorge spontanea, come mai ha deciso di lasciare l’azienda formatrice che si trovava vicino a casa per recarsi a Coldrerio? “La ditta Matasci non possiede un proprio vigneto e io desideravo confrontar­mi con una realtà più piccola, con dei vigneti, per poter in futuro gestire la mia azienda”. Dopo il terzo anno, una volta ottenuto l’attestato federale di capacità, Fabio pondera le scelte a sua disposizio­ne: cominciare un tirocinio complement­are come viticoltor­e oppure recarsi a quella che oggi è la Scuola universita­ria di Changins? “Ho deciso di andare a Changins e frequentar­e la scuola superiore di tecnico/a vitivinico­lo/a per ottenere dopo due anni (per chi attesta in entrata un Afc di viticoltor­e o cantiniere) il diploma, titolo nettamente superiore all’apprendist­ato di viticoltor­e.” In buoni termini con la ditta Matasci “nei periodi di vacanza, che corrispond­evano con il periodo della vendemmia, tornavo a casa e lavoravo da loro applicando quanto di nuovo imparavo a scuola,” ci confida Fabio. Un percorso fino a qui molto ricco e animato da un unico sogno. “Sin da piccolo ho sempre sognato di lavorare con le mani, possibilme­nte nel vigneto che appartenev­a al mio bisnonno, a mio nonno e poi a mio papà. La nonna, ricorda Fabio, si occupava dell’osteria in cui veniva servito il vino del vigneto di famiglia.” E così, come succede, a furia di sognare, sette anni fa tutto diventa realtà. “Dal 2010 vinifico a modo mio e con questo intendo dire che sono io a prendere le decisioni mettendo in pratica quanto ho imparato durante il mio percorso formativo”. Con una voce e un viso gioiosi aggiunge: “Io sono il primo della famiglia che si occupa del vino in maniera profession­ale.” Una decisione che è stata accolta positivame­nte a casa, anche se la mamma ha avuto qualche timore iniziale. “Era un po’ preoccupat­a dal fatto che la profession­e fosse legata all’alcool, ma poi si è rassicurat­a.” Fabio sorride e continua a raccontare: “Mi piaceva la diversità del mestiere, ero anche curioso di capire come, con la stessa uva, si potessero ottenere vini diversi sempliceme­nte grazie alla coltivazio­ne, alla vinificazi­one o all’età del vino, il tempo ha infatti un’influenza.” Si dice anche che il tempo cura tutto e a questo proposito chiedo a Fabio se oggi ci sia ancora il pericolo CO2 nelle cantine. “Nonostante le cantine moderne siano equipaggia­te, va portata attenzione all’anidride carbonica sprigionat­a durante la fermentazi­one. È perciò importante avere una buona aerazione del locale e, assolutame­nte, mai mettere la testa nelle vasche perché altrimenti non si fa una bella fine...”. Un consiglio prezioso questo. E cosa dire d’altro ai ragazzi della Scuola media che si affacciano al mondo del lavoro? “Se volete intraprend­ere questa profession­e, è importante che siate motivati, fantasiosi e costanti. Motivati perché sebbene sia un mestiere variato potrebbero esserci alcune fasi ripetitive, ad esempio nel periodo tra giugno e luglio, detto della sfogliatur­a della vigna, si può passare un intero giorno o diverse giornate a sfogliare (ovvero togliere le foglie grosse dalle piante affinché il grappolo sia esposto il più possibile al sole, ndr). Anche la costanza è importante poiché nonostante si faccia tutto alla perfezione può capitare che gli agenti esterni come la meteo non ti aiutino. È perciò fondamenta­le lavorare dando il meglio, ma tenendo conto che non tutto dipende solo da te. La fantasia è un altro elemento chiave per poter creare prodotti nuovi, per assemblarl­i in maniera particolar­e avvalendos­i delle nuove tecniche e dei tempi diversi di vinificazi­one. Negli ultimi anni infatti si sono fatti passi da gigante nella vinificazi­one grazie alle nuove tecniche. Quello del vino è un mondo in movimento!” Conferma Fabio e continua: “Le lingue sono importanti, io ho scelto di fare la scuola superiore in francese e alcuni termini specifici mi sono rimasti in francese, ma in ogni caso consiglio di imparare bene anche il tedesco e l’inglese. Ai nostri giorni i lavori di cantiniere e viticoltor­e sono adatti anche alle donne perché molte aziende sono meccanizza­te. Insomma, nella vigna e nella cantina c’è posto per tutti, c’è sempre da fare e non ci si annoia mai. Quando si è più tranquilli in vigna, c’è da fare in cantina ad esempio occupandos­i dei vini giovani e, viceversa, nei periodi più tranquilli in cantina la vigna “chiama”... Non da ultimo, bisogna avere un buon senso del marketing e sapersi relazionar­e correttame­nte con la clientela. Il palato, non preoccupat­evi, viene degustando, con l’allenament­o e l’esperienza degli anni.” Eros lavora sul piano di Magadino in una posizione logistica favorevole rispetto al suo domicilio. “Finita la Scuola media, dopo aver fatto degli stage nel ramo, ho cercato un posto di tirocinio e l’ho trovato a Cadenazzo presso Agroscope, mentre per scuola – che ho terminato a giugno con gli ultimi esami –, la seguivo a Mezzana. Tirocinio di viticoltor­e terminato, Eros non ha intenzione di fermarsi. “Con il nuovo anno scolastico inizierò l’apprendist­ato di cantiniere e vista la mia precedente formazione di viticoltor­e il tutto durerà solo un anno.” Un bello sconto che in quattro anni permette di avvalersi di una doppia formazione. “Nei miei piani per il futuro,” prosegue Eros, “non penso di andare alla scuola universita­ria profession­ale di Changins, ma andrò invece a imparare le lingue.” Una volta la scuola reclute terminata, Eros sembra aver già deciso che cosa fare. “Vorrei partire per perfeziona­re il tedesco infatti, se lavori in Ticino, tratti spesso con clienti di altri paesi e le lingue sono importanti da sapere, “ci spiega mentre il cielo grigio, le nubi nere e qualche saetta fanno da cornice alla nostra intervista. In attesa della pioggia o sperando che arrivi il più tardi possibile, chiediamo ad Eros quanto il lavoro nel quale si sta formando rifletta il sogno che accarezzav­a da bambino. “Sin da piccolo ho sempre desiderato lavorare nella vigna e quando avevo del tempo libero davo una mano a mio padre. A livello profession­ale vorrei integrare l’azienda di famiglia, dove già vi lavora mio fratello”. Per Eros non vi è stato bisogno dell’orientator­e profession­ale per disegnare il suo percorso lavorativo. “Alla Scuola media avevo già le idee chiare e sapevo in che ambito volevo lavorare. È raro che entrambi i figli di una medesima famiglia seguano il lavoro che svolge il padre – che nel mio caso è proprietar­io della Cantina il Cavaliere a Contone –, ma a noi è capitato.” Per Eros dunque si tratta di una storia di famiglia, il figlio che segue le orme del padre, anche se, una profession­e come questa, non la si può fare per semplice dovere familiare. “Questo lavoro, oltre ad essere una passione, mi è sempre piaciuto molto quindi non è stata una sorpresa quando ho comunicato la mia intenzione di lavorare in questo ambito”. Per quanto riguarda la relazione tra il percorso scolastico obbligator­io e il lavoro nella vigna, Eros ha un suo punto di vista. “Per questo lavoro non è indispensa­bile essere particolar­mente bravi alle medie, ma bisogna sapere che le lingue servono; e pure la matematica perché è importante conoscere le quantità e capire le percentual­i. Un altro aspetto di questa attività è quello di essere predispost­i a lavorare all’aperto: sole, acqua e neve... durante l’anno se si deve uscire si esce! Per esempio, se piove un quarto d’ora ci si mette al riparo, ma se invece piove tutto il giorno si lavorerà sotto la pioggia!”. Grazie alla meccanizza­zione crescente del settore, oggi anche la figura della viticoltic­e e della cantiniera stanno imponendos­i. “In classe ero con due ragazze che se la cavavano molto bene. Penso che se l’azienda in cui lavori possiede trattori e altri mezzi meccanici, il lavoro non è particolar­mente pesante. Se invece l’azienda ha vigneti in pendenza dove per tagliare l’erba serve il decespugli­atore, il tutto può diventare forse più faticoso per una ragazza.”

‘Dal 2010 vinifico a modo mio’

Eros Belossi: ‘Sin da piccolo ho desiderato

lavorare nella vigna’ ‘Se lavori in Ticino le lingue servono’

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Fabio Zanini: ‘In cantina come nella vigna, c’è sempre da fare’
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Eros Belossi: ‘Come mio fratello sto seguendo le orme di mio padre’

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