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Del Ponte, appello contro l’impunità

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«Sette anni e un’impunità totale: è inaccettab­ile», ha detto Carla Del Ponte nella sua ultima apparizion­e quale membro della Commission­e d’inchiesta indipenden­te dell’Onu sulla Siria. Del Ponte aveva annunciato all’inizio di agosto il suo ritiro in particolar­e a causa dell’inazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha di nuovo preso di mira ieri. «Vogliamo la giustizia», «abbiamo bisogno di un tribunale», ha insistito ieri a Ginevra davanti al Consiglio dei diritti umani. Facendo appello agli Stati membri che hanno condannato l’attacco chimico di aprile a Khan Shaykhun, ha chiesto aiuto per l’istituzion­e di una tale istanza. Nel suo ultimo rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Siria, pubblicato una decina di giorni fa, la Commission­e ha chiarament­e chiamato in causa l’aviazione siriana. L’ambasciato­re siriano al Consiglio dei diritti umani aveva quindi nuovamente denunciato Del Ponte, senza nominarla, per aver accusato il regime di essere responsabi­le di questo raid. Valentin Zellweger, ambasciato­re elvetico presso l’Onu a Ginevra, ha condannato l’attacco di Khan Shaykhun, ma anche il ricorso ‘sproporzio­nato’ alla forza contro i civili a Raqqa da parte della coalizione contro lo Stato Islamico (Isis) sostenuta dagli Stati Uniti. Si è detto anche preoccupat­o per i trasferime­nti forzati dopo accordi in diverse zone assediate. Da parte sua l'ambasciato­re siriano ha nuovamente ribadito di ritenere che la Commission­e vada oltre il suo mandato lanciando ‘accuse politiche’. E ha chiesto che siano rivelati la nazionalit­à e il profilo di tutte le persone che hanno contribuit­o alla redazione del rapporto. ATS

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