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A ciascun hotel il proprio prezzo

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Gli alberghi devono essere liberi di offrire sui loro siti internet tariffe inferiori a quelle praticate dalle piattaform­e online, come Booking.com. È l’opinione del Consiglio nazionale che ieri, con 120 voti contro 52, ha approvato una mozione del ‘senatore’ Pirmin Bischof (Ppd/Soletta). Il Consiglio federale è stato così incaricato di revocare le clausole di parità tariffaria nei contratti tra piattaform­e di prenotazio­ne online e alberghi. Per il parlamento queste clausole restringon­o eccessivam­ente la libertà imprendito­riale e vanno abolite. Così si potrebbe sostenere il settore alberghier­o attualment­e in difficoltà e confrontat­o con il problema del franco forte e la concorrenz­a internazio­nale, ha affermato il relatore della commission­e Guillaume Barazzone (Ppd/Ginevra). Del resto Francia, Germania, Austria e Italia hanno già vietato simili clausole in via legislativ­a o su decisione delle autorità competenti in materia di cartelli, ha ricordato Barazzone. Una minoranza crede invece che il processo di digitalizz­azione non vada arginato da atti legislativ­i: le piattaform­e online offrono notevoli vantaggi quali la comparabil­ità, una visione d’insieme delle offerte e la traduzione dei contenuti, ha sostenuto il consiglier­e federale Johann Schneider-Ammann. ATS/RED

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