Bombe (finte) su Kim Jong-un
Simulato un massiccio attacco aereo, jet statunitensi mai così vicini alla Corea del Nord
Le manovre congiunte con le forze di Seul non sembrano intimorire Pyongyang: ‘Sciocco pensare che ci fermeremo’
Washington/Pechino – Fioccano le bombe su Pyongyang. Finte, per ora. Jet invisibili e super bombardieri Usa si sono riaffacciati ieri sulla penisola coreana simulando un attacco e volando mai così vicini alla Corea del Nord: si è trattato della prima simulazione prevista nell’ambito delle massicce manovre militari congiunte Usa-Corea del Sud, qualcosa di più di un avvertimento al regime di Kim Jong-un. I tiri sono avvenuto sul campo di Pilseung, a poche decine di chilometri dal confine, e ne seguiranno altri, più intensi, hanno confermato fonti governative sudcoreane. A tre giorni dal lancio del missile intermedio del Nord, che ha sorvolato il Giappone finendo nel Pacifico settentrionale dopo una distanza coperta di circa 3’700 km, quattro F-35B e due B-1B sono stati impegnati in “un bombardamento strategico”, affiancati nella loro missione da quattro F-15K di Seul prima di rientrare alle basi, in Giappone e a Guam. Una guerra simulata in contemporanea a quella messa in scena, diverse centinaia di chilometri più a nord, da Russia e Cina, a loro volta impegnate in manovre navali congiunte fino al 26 settembre. Una risposta, più di una coincidenza, a un attivismo statunitense nell’area, poco gradito alle due capitali. Neanche l’imminente avvio dell’assemblea generale annuale dell’Onu ha rallentato le esercitazioni militari in un’area sempre più instabile: il Ministero della difesa di Seul ha confermato che le esercitazioni congiunte con Washington sono “parte di manovre regolari finalizzate a rafforzare la capacità di estendere la deterrenza”. Nei giorni a venire, le Marine militari dei due Paesi “dimostreranno l’interoperatività coinvolgendo anche i bombardieri strategici americani”. Gli Usa, infatti, invieranno una portaerei e il suo gruppo d’attacco per le manovre con Seul da tenere a ottobre, mentre Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone terranno tra fine mese e inizio ottobre anche un’esercitazione di allerta sui missili. Washington ritiene di dover premere su Pyongyang, ritenuta ormai prossima “alla fase finale” di sviluppo di un missile balistico intercontinentale Icbm. Seul si spinge ad attendersi “provocazioni addizionali strategiche”, come lanci di missili e il settimo test nucleare. Un copione noto, ma solo sinora, e suscettibile di sfuggire di mano agli attori in scena. Ancora ieri, Pyongyang ha chiarito che, sanzioni o no, proseguirà verso il raggiungimento dello status di potenza nucleare. Sarebbe “un sogno sciocco sperare che le sanzioni possano funzionare”. In effetti.