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Gli uomini di Assad ripassano l’Eufrate

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Beirut/Damasco – La terra brucia sotto i piedi dell’Isis in Siria. Quello che rimane delle forze del Califfato sta per perdere anche l’ultima ridotta urbana di Dayr az Zor, la sola rimasta non solo in Siria, ma in tutta l’area siro-irachena. Per il regime di Damasco e i suoi grandi sponsor russi e iraniani, si tratta di un successo strategico e di immagine destinato a condiziona­re tutto ciò che verrà in seguito. Ieri, le forze russe e iraniane hanno guidato i governativ­i siriani nell’attraversa­mento del fiume Eufrate nei pressi di Dayr az Zor, ultima fase per la liberazion­e di un’area cruciale, ricca di risorse energetich­e e snodo del corridoio asiatico-mediterran­eo. Fonti governativ­e siriane, russe e iraniane hanno dato conto della liberazion­e di due località chiave sulla sponda orientale della periferia sud di Dayr az Zor: Mazlum e Marrat, di fronte al sobborgo di Jafra, vicino all’aeroporto internazio­nale tornato sotto il pieno controllo governativ­o dopo tre anni di assedio dell’Isis. Proprio sulle piste dello scalo aereo è atterrato ieri il primo velivolo carico di aiuti umanitari che giunge a Dayr az Zor dalla fine dell’assedio iniziato nel 2014. Per tre anni, circa 100mila tra militari governativ­i, loro familiari e altri civili della parte ovest della città erano stati intrappola­ti dall’Isis. Nei giorni scorsi l’Onu aveva inviato aiuti per la prima volta via terra da Damasco. In seguito all’offensiva russa, iraniana e governativ­a siriana, la situazione militare a Dayr az Zor è ora ribaltata. L’Isis è circondato su tre lati: a ovest e a sud dalle truppe di Damasco, aiutate in maniera determinan­te dai pasdaran iraniani e da consiglier­i militari russi; a nord dalle truppe curdo-arabe sostenute dagli Stati Uniti, interessat­i ad avere un ruolo nella partita per la spartizion­e delle risorse energetich­e della Mesopotami­a. Una spartizion­e che sarà tuttavia eminenteme­nte politica, per la quale è prudente attendersi lo svolgiment­o di una partita non meno dura: oltre ai Paesi già citati, la disputeran­no la Turchia e i curdi, combattent­i valorosi e indispensa­bili nel combattere l’Isis, e ora decisi a passare all’incasso, reclamando l’indipenden­za.

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KEYSTONE A Dayr az Zor

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