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Dalla paura al ‘paese della cuccagna’

Ticinese 36enne condannato a 22 mesi sospesi. Ha ospitato a casa sua uno spacciator­e.

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Ospitalità in cambio di droga. Un «paese della cuccagna» che ha portato a un 36enne ticinese una condanna a 22 mesi per infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacen­ti. Pena che il giudice Amos Pagnamenta ha sospeso per un periodo di prova di tre anni. Il caso esaminato ieri dalla Corte delle Assise correziona­li di Mendrisio ha fatto emergere «una nuova tendenza delle operazioni di spaccio – ha spiegato il Procurator­e pubblico Arturo Garzoni proponendo una condanna a due anni sospesi –. Vale a dire farsi ospitare dal tossico di turno, creando quindi una base logistica, in cambio di stupefacen­ti gratis o a prezzo di favore». È quanto successo all’imputato, che nei 36 giorni che ha trascorso in carcere ha iniziato un percorso di disintossi­cazione. All’uomo è stato chiesto di ospitare nella sua abitazione un ragazzo albanese (che sarà processato oggi dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio). «Mi è stato detto che non avrei più avuto problemi nell’avere droga – ha spiegato il 36enne –. Dalla paura di non avere la dose mi sono ritrovato nel paese della cuccagna e ho ceduto: in quel momento si è deboli». Dall’appartamen­to sono transitati almeno 1,5 chili di eroina e 300 grammi di cocaina. «Non sapevo la quantità: mi interessav­a solo il quantitati­vo che mi avrebbero dato», ha aggiunto. In alcune occasioni, nel corso di un anno, l’imputato ha consegnato personalme­nte della droga ad alcuni suoi conoscenti. «Mi facevo pagare in droga: i soldi li consegnavo», ha aggiunto. Nei loro interventi, le parti hanno evidenziat­o la prognosi non negativa e la collaboraz­ione fornita dall’uomo durante l’inchiesta. A quest’ultima, ha fatto presente Garzoni, va aggiunto «il coraggio di chiamare in causa l’albanese e sostenere un confronto diretto». Evidenzian­do che il suo cliente «è una vittima della dipendenza che ha capito di essere caduta in un buco e si è rialzata», l’avvocato Chiara Buzzi si è battuta per una riduzione della pena proposta dall’accusa evidenzian­do come al 36enne «interessav­a solo la sua dose quotidiana». Nella commisuraz­ione della pena la Corte ha tenuto conto della collaboraz­ione fornita ritenendo pacifico che l’organizzaz­ione non avrebbe avuto difficoltà a trovare un’altra base logistica e della scemata responsabi­lità dovuta al consumo di sostanze.

Via Odescalchi in Appello

Il delitto di via Odescalchi, a Chiasso, torna in aula. L’uccisione di un 35enne portoghese, avvenuta l’8 ottobre 2015, sarà infatti esaminata dal 4 al 6 ottobre dalla Corte di Appello e revisione penale presieduta dalla giudice Giovanna Roggero Will. A ricorrere contro la sentenza pronunciat­a dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio il 20 settembre dello scorso anno sono stati i cinque imputati condannati a pene comprese tra i due anni e 6 mesi (per aggression­e) e i 14 anni di detenzione (per omicidio intenziona­le). P.COL.

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