Petrov, lo ‘zar’ che lasciò il segno in Leventina
Bello e concreto. Due aggettivi che riassumono alla perfezione l’hockey di Oleg Petrov, lo “zar”, che nelle sue tre stagioni di permanenza alla Valascia ha lasciato un segno nel cuore di tutti i tifosi biancoblù. Di emozioni, l’oggi 46enne nativo di Mosca, ne ha regalate a getto continuo, contribuendo in prima persona a scrivere le pagine più importanti e fastose degli 80 anni di storia biancoblù, culminati con una semifinale e una finale... Quando l’indimenticato numero 10 entrava in azione, per gli avversari iniziava il disperato tentativo – spesse volte vano – di fermare la sua azione: difficile riuscire a scollare il disco dalla pala del suo bastone. Alla Valascia giocò dall’autunno del 1996 alla primavera del 1999, disputando un totale di 159 partite e raccogliendo un bottino di 269 punti (di cui 159 reti!). Incontrato in occasione di un suo recente passaggio in Ticino, Petrov così ricorda quegli anni: «Quelli non sono stati solo gli anni migliori per l’Ambrì Piotta, ma anche per il sottoscritto. La prima stagione non era stata eccezionale: dovevo ancora prendere le giuste misure al campionato (e non a caso l’Ambrì non si qualificò per i playoff). Poi, il secondo e il terzo anno, le cose sono andate decisamente meglio e ho potuto contribuire in modo concreto alla progressione della squadra. Eravamo davvero un bel gruppo, giocatori e staff tecnico compreso. La finale (stagione 1999, ndr) è stata l’apoteosi. L’atmosfera che si respirava in quella serie era eccezionale. Ancora oggi ricordo con emozione quelle sfide: sono orgoglioso di averle vissute». Cosa ha rappresentato per te la Valascia? «Una pista fantastica, quasi magica. Giocare qui mi ha dato di quelle emozioni uniche. Le ho ancora provate quando in Leventina ci sono tornato da avversario, ma purtroppo solo a sprazzi. L’Ambrì e quelle tre stagioni trascorse qui me le porterò per sempre nel cuore!».