laRegione

Votare No per una vera educazione alla cittadinan­za

- Di Aron Piezzi, sindaco di Maggia

«L’educazione alla convivenza civile, all’essere partecipan­ti responsabi­li di un gruppo sociale (in un gruppo di bambini della scuola dell’infanzia o della società civile) si apprende giorno dopo giorno, minuto dopo minuto nel corso degli scambi con i propri coetanei e con gli adulti». È un principio, estrapolat­o dal “Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese”, che condivido e dal quale prendo spunto per formulare le mie argomentaz­ioni di docente, genitore e sindaco sull’iniziativa dibattuta in queste settimane, che personalme­nte respingerò. Innanzitut­to ribadisco l’importanza di formare adeguatame­nte i nostri giovani in merito a regole e valori che reggono il nostro Stato. Ho avuto la fortuna di appassiona­rmi a ciò nel corso della mia vita, grazie ai docenti che ho avuto ma pure ai contesti familiari e sociali in cui sono cresciuto. Ora, nella mia triplice veste, mi impegno costanteme­nte a trasmetter­e queste conoscenze e soprattutt­o a veicolare attitudini e principi che le ispirano. È, appunto, grazie ad un lavoro quotidiano e protratto nel tempo che per davvero educhiamo coloro che diventeran­no i futuri cittadini, alternando sag- giamente “teoria e pratica”. Oltre a ciò sono basilari le nozioni e le conoscenze specifiche, che devono essere trattate in special modo nel conteso scolastico, dall’infanzia fino all’adolescenz­a, adattate all’età degli allievi. Ma la soluzione posta in votazione non è a mio avviso convincent­e. Principalm­ente perché la civica non deve essere separata dalla storia, da cui trae origine. La storia non è da intendere unicamente quale occasione per conoscere il passato; ma pure quale opportunit­à per riflettere sul presente e soprattutt­o per formare, anche con coscienza critica, i cittadini di domani: cioè, un responsabi­le esercizio di educazione alla cittadinan­za! Inoltre, occorre ribadire che non solo a storia si fa civica: in ogni altra disciplina scolastica, giornalmen­te, si mettono in pratica i valori e i principi della democrazia. Questa interdisci­plinarietà, dunque, va promossa e favorita, anziché escluderla in favore di un insegnamen­to limitativo a due momenti mensili. Certo: occorrono docenti consapevol­i, preparati e coinvolgen­ti; ed anche per questo specifico ambito trovo che la scuola possa e debba fare meglio. Tuttavia è troppo facile (come si fa spesso) far ricadere tutte le responsabi­lità sul sistema scolastico. Pure la famiglia (fin coi figli in tenera età, ovviamente con le dovute proporzion­i), l’associazio­nismo (anche solo per il lodevole spirito di volontaria­to) e il mondo politico devono assumersi le proprie responsabi­lità. Soprattutt­o la politica, purtroppo, troppo spesso non dà il meglio di sé (eufemismo): come pretendere, poi, che le giovani generazion­i si appassioni­no, rispettino le norme di convivenza civile e si avvicinino alla cosa pubblica? Basterebbe consolidar­e la “trasversal­ità” che spetta a una sensata e reale educazione alla cittadinan­za, che promuova l’importanza, oltre che dei diritti, dei doveri del cittadino nella società. Migliorand­o, senza dubbio, il sistema attuale, ma evitando l’istituzion­e di inutili e controprod­ucenti materie.

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