Chi a paura dell’educazione civica?
Che gli studenti che escono dalle scuole ticinesi sanno molto poco dell’organizzazione politica, giuridica ed amministrativa del nostro Paese, è un dato di fatto. Allora perché Bertoli, molti insegnanti, l’intellighenzia di centro-sinistra al completo e tutti i partiti politici, con l’eccezione di Lega ed Udc si oppongono con tanta veemenza all’obbligatorietà di due ore mensili d’educazione civica? Non dovrebbe essere loro interesse che gli studenti dispongano della cultura necessaria per crescere come liberi cittadini, consapevoli dei loro diritti e doveri? La risposta, evidentemente, è no! Nel suo libro “La haine de la démocratie”, Jaques Rancière sviluppa, in modo molto pertinente, la tesi secondo cui “l’odio della democrazia” caratterizza oggi le élite al governo in Occidente, le quali cercano con ogni mezzo di scongiurare lo spettro di un potere del popolo che contesti l’ordine delle cose da loro stabilito. D’altra parte, già negli anni ’70, i dirigenti della Commissione Trilaterale (che riunisce le personalità più potenti dell’economia globale) si erano chiesti come lottare contro gli “eccessi di democrazia”, convinti che la democrazia è governabile solo quando il popolo non ha più i mezzi per farsi ascoltare. In questa nuova fase storica, che Alain de Benoist ha definito postdemocratica, il libero cittadino colto e consapevole è dunque una minaccia, che va disinnescata mantenendo nell’ignoranza le giovani generazioni. La Svizzera è ampiamente interessata da questo fenomeno. Parlare di Destra e di Sinistra non ha più molto senso: la sola distinzione possibile è tra coloro che ancora riconoscono e rispettano la sovranità popolare e coloro che la rifiutano e la tradiscono. I primi voteranno a favore, i secondi contro l’educazione civica a scuola. Pio Eugenio Fontana,
Lugano