Due No alla Pv2020
Di questi tempi, quando si parla di riforme sociali i salariati devono preoccuparsi, perché hanno sempre qualcosa da perdere. È anche il caso della (contro)riforma Pv2020. Ecco che cosa si chiede: 1) aumento di un anno dell’età di pensionamento delle donne, da 64 a 65 anni; 2) abbassamento del tasso di conversione del II pilastro (Lpp) dal 6,8 al 6%, che equivale alla diminuzione della pensione del 12%; 3) aumento dei contributi per Lpp e Avs; 4) aumento dell’Iva dello 0,6%, per tutti. Ed ecco che cosa si concede: aumento dell’Avs di 70 franchi al mese per i futuri pensionati. I 70 franchi in più andrebbero a compensare la mancata rendita Lpp derivante da appena 105’000 franchi di capitale accumulato nel corso della vita lavorativa. Da qui in poi ci sarebbe solo da perdere. Per quanto concerne le donne, ci vorrebbero ben 14 anni e 3 mesi per azzerare la perdita di un anno di rendita Avs di soli 1’000 franchi al mese! E ciò andrebbe ad aggiungersi alle numerose “parità al ribasso” che le stesse già subiscono. L’accesso facilitato al II pilastro per i bassi salari altro non è che un ulteriore regalo alle casse pensioni, le quali continuano a fare i loro guadagni ma piangono miseria quando devono versare il dovuto agli assicurati. Chi parla di compromesso ragionevole per la sostenibilità finanziaria dell’Avs dimentica due cose: primo, le previsioni catastrofiche si sono ogni volta rivelate false; secondo, negli ultimi anni la ricchezza si è viepiù accentrata. La sempre maggiore produttività oraria dei lavoratori è andata a rimpinguare il capitale, lasciando le briciole al salario, sia quello attuale che quello differito che si chiama Avs. Di compromesso in compromesso, a furia di accontentarsi del meno peggio si spiana la strada al pessimo. Dunque, votiamo due convinti No. Eugenio Zippilli,
Tremona