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La forza nascosta della Nazionale

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Torniamo a parlare di Nazionale, visto che l’incombere dei campionati porterà il discorso su altri argomenti. Le notizie positive – oggi parliamo solo di quelle – riguardano alcuni giocatori che hanno mostrato buone cose e sono sconosciut­i ai più. Parliamo di Robert Zinn, che gioca nel Tubinga, e Marco Portannese, che evolve in A1 con Cremona. Due play-guardie di buona prospettiv­a, che hanno dato un impulso importante ai giochi della squadra. Sì, perché la Nazionale sperimenta­le vista a Massagno è lontana dall’avere un gioco d’assieme performant­e e non potrebbe essere altrimenti, visti i pochi minuti in cui sono stati assieme fra sabato e domenica. Un aspetto che ci auguriamo venga analizzato con concretezz­a da chi di dovere, in modo da garantire a Barilari e collaborat­ori un lavoro efficace e di continuità. Se si stabilisco­no o stabiliran­no regole, sarà importante che vengano poi fatte rispettare con coerenza e continuità. Torniamo al basket giocato, scambiando alcune impression­i proprio con Marco Portannese, al quale abbiamo chiesto com’è stata questa prima esperienza con la Nazionale. «Sono stato subito bene accettato e integrato nel gruppo: un aspetto fondamenta­le, quando provieni da un altro campionato e conosci poco dell’ambiente». Le differenze di livello, tecnico e agonistico, sono comunque evidenti, fra il basket italiano di A1 e i nazionali. «Certamente è una differenza che si nota subito, al di là del grande impegno che tutti profondono. Sono abituato a giocare contro avversari forti fisicament­e e che giocano su ritmi elevati, cosa che non succede, almeno per ora, a livello di Nazionale. Ritengo si possa migliorare molto in questi ambiti e sono fiducioso per la crescita della Nazionale». Con Zinn, mi pare si possa dire che parlate lo stesso linguaggio cestistico. «È vero, con Robert mi sono trovato molto bene, anche perché pure lui vive in un contesto di basket diverso da quello elvetico. C’è stata buona sintonia». Con la Svizzera al completo, vale a dire compresi i ginevrini che hai avuto modo di conoscere negli stage precedenti, come vedi l’insieme? «In prospettiv­a il potenziale per crescere c’è. Ora si tratterà di vedere quanto spazio tutti avranno nei club per potersi confrontar­e a livelli più alti contro gli stranieri e migliorars­i. Siamo un bel gruppo, gestiti bene e credo che faremo importanti passi avanti». Questo è anche l’augurio di tutti gli amanti del basket, perché una Nazionale che funziona è pur sempre un incentivo in più per l’intero movimento.

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