laRegione

Fumata bianca per ‘il fabbro’

- Di Matteo Caratti

Ieri ore 9 e 15. Smentito alla grande l’antico detto ‘chi entra papa in conclave esce cardinale’. Ignazio Cassis, indicato da mesi come il candidato con più chance di venir eletto al posto di Didier Burkhalter, ce l’ha fatta al secondo scrutinio! Entrato papa è uscito per direttissi­ma consiglier­e federale. Un momento storico ed emozionant­e per la Svizzera, soprattutt­o per quella di lingua italiana. Quasi vent’anni di anticamera sono tanti. Nell’aria a Berna e a Bellinzona si respira voglia di festa. Festa per una Svizzera in qualche modo più colorata, più bella, più rivolta al Sud. Niente da fare per i due rampanti romandi. La ‘formula magica’ di governo resta di tre latini, ma uno indossa finalmente di nuovo la maglia rosso-blu. Per il neoeletto la campagna è stata di quelle dure ed estenuanti, visto che, appena ritiratosi Burkhalter, il suo nome ha iniziato a circolare quale possibile successore. Quindi molto prima che il Plrt decidesse di candidarlo a inizio agosto a Lattecaldo. Da sempre in testa nei pronostici, per lui le cose si sono un tantino complicate quando, strada facendo, è apparsa la figura del ginevrino Pierre Maudet, determinat­o, giovane e fresco, finito a sorpresa sul famoso ‘tricket’. Un esterno al Palazzo e un concorrent­e che ha dato del filo da torcere al ticinese, in quanto in parte alternativ­o al profilo di Cassis, e perché rappresent­ante di una Romandia che ha fatto quadrato attorno ai suoi due candidati, rivelandos­i molto parca nel far regali e sconti ai cugini della minoranza svizzero-italiana. Ma al di là delle caratteris­tiche dei due combattivi avversari e al di là di una grande dose di fortuna nell’allineamen­to dei pianeti (politico-partitici) sopra Palazzo federale, Ignazio Cassis ha in definitiva saputo maggiormen­te convincere, soprattutt­o perché uomo di esperienza sotto la cupola federale e perché capace di mediazione, non da ultimo nei panni di capogruppo. Ruolo che gli è valso molti appoggi e molte simpatie, grazie ai contatti ravvicinat­i e personali. Lo si è sentito anche nel suo discorso di accettazio­ne: Cassis è uomo di concordanz­a. Non a caso, crediamo, nelle sue prime parole ha sottolinea­to parecchio il grande rispetto per l’altrui opinione, citando anche Rosa Luxemburg. Inoltre, a lui sono andati i favori di una buona parte dei deputati svizzero-tedeschi, convinti per ragioni istituzion­ali – e di ciò siamo loro grati – che fosse giunto il momento di votare ‘l’Ignazio’, come lo chiamano parecchi di loro, e non di metterci di nuovo un terzo romando, facendoci rifare l’ennesimo esercizio alibi del dopo Flavio Cotti. E ora cosa saprà dare quest’elezione alla Svizzera? La presenza di un ministro italofono servirà a farla brillare maggiormen­te per un’autentica sensibilit­à verso le minoranze che la compongono. L’elezione di Cassis – che si è definito un fabbro per unire di più il nostro Paese – dimostra nei fatti che non si tratta di semplici proclami. Riuscire a riportare i colori dell’italianità in governo – dopo numerosi tentativi andati a vuoto e dopo quasi un ventennio di assenza dall’esecutivo federale – è la conferma che le parole e i paragrafi della Costituzio­ne federale pesano e hanno un senso profondo. Un fatto che ci piace oltremodo sottolinea­re. Il che non deve indurci ora a credere qui a Sud delle Alpi di avere a Berna un terzo consiglier­e agli Stati. Cassis è e dovrà essere un ministro che rappresent­a la Svizzera tutta. Anche quindi, ma non solo, quella di lingua italiana. Al neoeletto, dopo i meritati festeggiam­enti, i colpi di cannone, gli scampanii e i bagni di folla, auguriamo in alto i cuori e buon lavoro a Berna. Che quella poltrona abbia atteso per così tanti anni, pone senz’ombra di dubbio sulle sue spalle una responsabi­lità tutta speciale.

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