laRegione

Ghiringhel­li: ‘Preferivo Maudet’

Andrea Ghiringhel­li, storico e già direttore dell’Archivio di Stato, rinnova le critiche a una scelta che non lo convince. Voce fuori dal coro, l’intellettu­ale ticinese ribadisce che il Canton Ticino può e deve contare nel resto della Svizzera a prescinde

- Di Aldo Bertagni

‘La simpatia in politica è certamente molto importante, ma a me sembra che Cassis sia il prolungame­nto della vecchia politica’, dice lo storico Andrea Ghiringhel­li.

Un passato da liberale radicale, oggi in “libera uscita”, storico e già direttore dell’Archivio cantonale, Andrea Ghiringhel­li è oggi un intellettu­ale “scomodo” perché vola libero, senza paletti. Non è un’eccezione ma poco ci manca in Canton Ticino, piccola e periferica realtà dove i grilli parlanti non possono sperare in un futuro glorioso. Nei giorni scorsi Ghiringhel­li ha criticato duramente la scelta del Plr che con Ignazio Cassis avrebbe mandato in Consiglio federale un uomo delle lobby.

Lei è stato molto, come dire, prudente sulla candidatur­a di Cassis. Però alla fine si è rivelata vincente e a prescinder­e dal suo giudizio sull’uomo politico non crede che un consiglier­e federale ticinese sia oggi utile per tutti, Svizzera intera?

Questo sì. Non credo invece che il Ticino si debba attendere chissà cosa da questa elezione, nel senso che un consiglier­e federale è tale per l’intero Paese. È vero però che resta qualche margine, in particolar­e sul ruolo della Svizzera italiana. Se guardiamo al passato mi viene in mente Giovanni Battista Pioda che ha influenzat­o le scelte delle Ferrovie a beneficio ticinese o Flavio Cotti per lo sviluppo e potenziame­nto del quadriling­uismo. Però a mio avviso l’utilità di un consiglier­e federale della Svizzera italiana s’impone solo per portare sul tavolo dell’esecutivo le nostre specificit­à, di tanto in tanto. Non le soluzioni, che sono collegiali.

E una regione minoritari­a, ma essenziale per il Paese, che si mette in gioco e si fa sentire...

Certo, per quanto a mio avviso il Ticino era già presente a Berna. Anzi, l’intera italianità è già considerat­a a livello federale. Le mie perplessit­à e la prudenza, così come lei l’ha chiamata, iniziale nasceva dal fatto che secondo me non è detto che il Ticino deve avere per forza

Andrea Ghiringhel­li resta ‘prudente’

un proprio rappresent­ante in Consiglio federale. Il ticinese ci sta, va bene, ma se accompagna­to da grande capacità, da grande qualità ed è per questo che avevo grossi dubbi su Ignazio Cassis. Con, oltretutto, un grosso conflitto d’interessi [i rapporti diretti con quattro assicurazi­oni malattia, ndr] che non è ancora risolto del tutto. Mi è stato ribattuto che così fan tutti. Non mi pare un argomento convincent­e, anche perché un conto è essere dirigente di una fabbrichet­ta di carne in scatola, altra cosa presentars­i come difensore di interessi importanti e particolar­i che condiziona­no la nostra vita. Questo discorso, a mio giudizio fondamenta­le, è stato espulso, ignorato dai dibattiti. Gli stessi giovani del Plr ticinese che volevano cambiare la politica non hanno nemmeno posto il quesito. Poi c’è stata la presa di posizione sugli stranieri, tema che mi sta molto a cuore...

Cosa l’ha disturbata?

In buona sostanza Cassis ha detto che “la barca è piena” e quindi dobbiamo prendere provvedime­nti. Magari è stata solo tattica “elettorale” per convincere una parte, ma se è così non mi piace affatto. Non capisco come si possa giocare con temi così delicati, come appunto quello degli stranieri e dei migranti in generale. Poi mi dicono che Cassis è stato un ottimo medico cantonale e mi dicono pure che è un uomo molto simpatico, cordiale e alla mano. La simpatia in politica è certo molto importante, ma a me sembra che Cassis sia il prolungame­nto della vecchia politica.

Ieri il neoconsigl­iere federale nel suo primo discorso davanti all’assemblea federale si è presentato anche come costruttor­e di ponti. Da quale dovrebbe iniziare, a suo giudizio?

Non lo so... Beh, il ponte che ci collega al mondo e dunque l’intera questione degli stranieri è già una bella costruzion­e, un bel cantiere aperto. E a questo proposito dovrebbe mettere l’attenzione sui Paesi a noi confinanti, per affrontare i problemi generati nel mondo del lavoro. Però le voglio dire una cosa. Se fossi stato consiglier­e nazionale, glielo dico esplicitam­ente, avrei votato per Pierre Maudet.

Ah ecco. Perché?

Intanto perché ha molto carisma. Cassis è l’uomo della mediazione...

Ma lei m’insegna che in Svizzera la collegiali­tà dell’esecutivo è un dogma.

Infatti. La mediocrazi­a. La repubblica dei migliori da noi non esiste.

 ??  ??
 ?? TI-PRESS ??
TI-PRESS

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland