laRegione

L’omaggio dei cannoni ‘biaschesi’

- Di Mattia Cavaliere

«Ah, è stato eletto Cassis? Preferivo una donna. Il Ticino sta vangando. E quelli che vangano vanno indietro». La prima reazione in Piazza Collegiata di Bellinzona per l’elezione di Ignazio Cassis non è di giubilo, anzi. In quel mentre, due passi più in là, al bar Peverelli, storico ritrovo della città, ci si affaccia a esporre con fierezza la bandiera svizzera: «Certo che sono felice, siamo già in pochi in questo Paese». La panetteria è del 1888, tre dopo il primo cambiament­o nella composizio­ne del Consiglio federale con l’elezione del primo cattolico conservato­re, il lucernese Joseph Zemp. Ieri invece le campane suonavano a festa per la Svizzera italiana, di nuovo in Consiglio federale con un liberale radicale. Nelle strade ci sembra di riconoscer­e qualche sorriso in più, mentre continuano a suonare le campane. Più in là, in un Palazzo civico che espone lo stendardo elvetico sulla terrazza (col biscione spostato per l’occasione sulla destra), il sindaco Mario Branda ci concede una videointer­vista (disponibil­e sul nostro sito) in cui si fa portavoce della felicità della città, compliment­andosi con Cassis: «Finalmente! È un momento che il Ticino aspettava da tempo». Ma a festeggiar­e c’è anche Biasca. Il Borgo che 63 anni fa raccolse solo 14 voti con Aleardo Pini (consiglier­e nazionale come il figlio Massimo) in corsa per la succession­e di Karl Kobelt, s’affaccia nella stanza dei bottoni: la moglie di Cassis, Paola Rodoni, è una biaschese doc. Come di Biasca sono i cannoni prestati alla città dal museo del Forte Mondascia. Ventisei colpi. Si tornerà a gioire per Cassis il prossimo 28 settembre: il giovedì dei festeggiam­enti ufficiali.

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