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‘Serve più produttivi­tà’

L’economia svizzera deve cercare altri fattori di crescita come la digitalizz­azione e gli investimen­ti in capitale fisso dovrebbero esser maggiori

- Di Generoso Chiaradonn­a

Le prospettiv­e per l’economia svizzera restano positive ma quest’anno la crescita dovrebbe essere inferiore al previsto: solo il +1% rispetto al +1,5%. È quanto hanno reso noto gli specialist­i del Credit Suisse negli scorsi giorni e ribadito ieri sera da Sara Carnazzi Weber, responsabi­le della analisi macroecono­mica della seconda banca svizzera durante un incontro presso la sede del Lac di Lugano. I volani finora fondamenta­li della crescita, come il flusso immigrator­io e il boom immobiliar­e, stanno perdendo vigore. Per questa ragione bisognerà puntare su altri fattori che incidano sulla crescita economica come un incremento della produttivi­tà interna che potrebbe arrivare, per esempio, dalla robotizzaz­ione e automazion­e dei processi produttivi. Per quanto riguarda il saldo migratorio, oggi si situa sul livello più basso dall’introduzio­ne della libera circolazio­ne delle persone nel 2007. «Questa tendenza regressiva dell’immigrazio­ne netta rispecchia la migliore situazione sul mercato occupazion­ale nei paesi di provenienz­a europei e, stante la progressiv­a ripresa in

atto in Europa, dovrebbe proseguire», ha affermato Sara Carnazzi Weber. «A seguito dell’indebolime­nto della crescita della popolazion­e, del cambiament­o demografic­o come pure del crescente eccesso di offerta di immobili residenzia­li è inoltre prevedibil­e che nel medio periodo anche il settore immobiliar­e

abdicherà al suo ruolo di volano della crescita economica», ha continuato l’economista del Credit Suisse. Si è quindi alla ricerca di spinte nuove che possono arrivare solo da ulteriori investimen­ti in capitale. Tema che a prima vista in Svizzera non sembra essere prioritari­o visto che circa un quarto del prodotto economico nazionale è destinato agli investimen­ti - decisament­e più che in Gran Bretagna (16%), negli Usa (19,6%) o in Germania (20%). Ma a un esame più attento si evidenzia tuttavia che buona parte della somma d’investimen­to viene spesa per ammortamen­ti tanto che negli ultimi due decenni, la quota di investimen­ti al netto degli ammortamen­ti, è gradualmen­te diminuita e oggi ammonta al 3,3%. «Per preservare il suo stock di capitale l’economia svizzera è quindi chiamata a effettuare regolarmen­te notevoli investimen­ti sostitutiv­i», ha spiegato ancora Sara Carnazzi Weber. Anche il mercato interno deve però essere rafforzato e alcune inefficien­ze attenuate. Negli ultimi anni la forte immigrazio­ne ha in parte occultato queste inefficien­ze tanto che l’economia d’esportazio­ne negli ultimi due decenni ha aumentato la produttivi­tà del lavoro del 40% contro un +5% dell’economia interna.

Gabriele Zanzi lascia la direzione ticinese

A fine novembre il responsabi­le della regione Ticino del Credit Suisse, Gabriele Zanzi, subentrato ad Alberto Petruzzell­a poco più di un anno fa, lascerà la direzione della banca. “Parto per affrontare nuove sfide”, ha spiegato Zanzi in una lunga intervista concessa al ‘Corriere del Ticino’. Non è noto il nuovo approdo profession­ale.

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KEYSTONE L’economista del Credit Suisse Sara Carnazzi Weber

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