La lezione del fu Parc Adula
Capire le ragioni del rifiuto per non ripetere eventuali errori con il Parco nazionale del Locarnese
Avviato uno studio di circa 120mila franchi che, oltre a un sondaggio, prevede puntuali raccolte dati e workshop con addetti ai lavori. Entro gennaio 2018 verrà elaborato un rapporto finale.
Imparare dai propri errori per riuscire a far meglio in futuro. È l’obiettivo dell’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam), organo della Confederazione che segue la politica dei parchi nazionali, nonché dei Cantoni Ticino e Grigioni. I quali dopo il rifiuto – lo scorso 27 novembre – della popolazione di 8 Comuni su 17 al Parc Adula, intendono capirne le ragioni e raddrizzare il tiro per i futuri parchi, come quello nazionale del Locarnese su cui la popolazione degli 8 Comuni coinvolti voterà non prima del giugno 2018. Per comprendere le ragioni del no è stata avviata un’indagine post votazione che si svolge su incarico dell’Ufam e dei due Cantoni ed è condotta dall’Istituto geografico dell’Università di Zurigo, in collaborazione con il Centro di competenza per il Public management dell’Università di Berna. Nelle scorse settimane agli abitanti dei Comuni toccati dal progetto Parc Adula è stato così recapitato un articolato questionario di 8 pagine per far luce sulle ragioni del rifiuto. Il costo dello studio ammonta a circa 120mila franchi ed è finanziato per il 60% dalla Confederazione e il rimanente dai due Cantoni coinvolti, il tutto facendo capo ai crediti a suo tempo già assegnati al progetto Parc Adula. Ci rivolgiamo al Dipartimento del territorio per capire come mai, dopo il rifiuto, si continui a interpellare la popolazione. «Si è convenuto di elaborare uno studio di valutazione per capire perché è fallito il progetto, individuare le cause o eventuali pecche», rileva Marco Molinari, della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità. «L’auspicio è che da questo studio si possa trarre insegnamento anche per il progetto ticinese di Parco nazionale del Locarnese», aggiunge. Come imparare da eventuali errori? In sintesi comprendendo come si sarebbe potuto fare meglio nell’informazione, nel coinvolgimento dei cittadini e individuando i desideri e le paure della popolazione locale.
Le prossime tappe
Oltre al sondaggio capillare, recapitato alla popolazione, ci saranno altre tappe che completeranno lo studio di valutazione. In novembre sono previsti dei workshop con rappresentanti dell’Ufam e dei Cantoni Ticino e Grigioni e parallelamente si procederà a una raccolta di informazioni mirate con addetti ai lavori comunali e cantonali. Il tutto confluirà in un rapporto finale, di cui verrà elaborata una prima versione entro fine gennaio 2018.