laRegione

Rapina al portavalor­i, pene ridotte

- Di Alfonso Reggiani

Senza dubbio, fu una rapina, perdipiù qualificat­a. In altre parole, è stata confermata l’aggravante specifica della pericolosi­tà. Così ha stabilito la Corte di appello e revisione penale di Locarno (Carp) composta dai giudici Damiano Stefani, presidente, Matteo Galante e Ilario Bernasconi, nei confronti di 5 dei 7 condannati in prima istanza (due non hanno contestato la sentenza del 29 settembre 2016 di Amos Pagnamenta, presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano). Stiamo parlando della banda che nell’ottobre 2015 tentò di rapinare un portavalor­i a Caslano e venne fermata, con un ampio dispiegame­nto di forze dell’ordine a Castelrott­o. La Carp ha leggerment­e ridotto le pene agli imputati adeguandol­e alla giurisprud­enza cantonale nei casi simili. Solo uno ha beneficiat­o di sei mesi di sconto perché era incensurat­o senza precedenti penali. Ma anche ha lui è stata negata la sospension­e condiziona­le e la condanna si è tramutata in tre anni di prigione da scontare. La pena più pesante, inflitta ai due ideatori del colpo, è diminuita invece da tre anni e nove mesi a tre anni e mezzo. Confermata, dicevamo, l’aggravante specifica della pericolosi­tà per vari motivi. A cominciare dalla profession­alità con cui era stata preparata la rapina, curata nei minimi dettagli con vari sopralluog­hi, spartizion­e dei ruoli nel gruppo e uso di disturbato­ri di frequenze. Senza dimenticar­e l’importanza del bottino previsto, ben superiore ai 100mila franchi ammessi dagli imputati (nel furgone vi erano quasi 3 milioni di franchi) e l’assunzione del rischio di commettere un reato all’estero, con l’obbligo di valicare il confine due volte. Non solo. Il gruppo decise di commettere il reato in un luogo pubblico verso le 8, con probabile presenza di testimoni. Una volta fermati, i sette si sono subito arresi: reazione da profession­isti che hanno capito di essere accerchiat­i dalla polizia. La rapina è stata aggravata anche perché impiegaron­o armi pericolose: una pistola con caricatore inserito e colpo in canna e un mitragliat­ore Uzi con 30 colpi nel caricatore. Un fatto determinan­te e indicativo di un’accettazio­ne di tutti della possibilit­à che durante la rapina sarebbero stati esplosi colpi. La Carp ha pure bocciato l’appello incidental­e del procurator­e pubblico che ha postulato un aumento delle pene inflitte in primo grado.

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TI-PRESS La Corte di Locarno

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