Al ‘Trame’ nessuno pensa
Il ritorno a Cornaredo dell’ex tecnico non scalda gli animi del gruppo. Tami: ‘Sion e Gc sfide importanti, voglio cattiveria’.
Lugano – Lugano - Sion, la partita che, dopo il “tradimento” di Tramezzani lo scorso giugno, tutti i tifosi bianconeri aspettano. L’appuntamento di questa sera a Cornaredo rappresenta il ritorno in Ticino del tecnico che ha regalato al Lugano l’Europa League, ma il cui futuro sulla turbolenta panchina vallesana è quantomai in dubbio, in particolare dopo l’eliminazione ai 16esimi di Coppa Svizzera. Per il tecnico italiano la trasferta al Sud delle Alpi potrebbe rappresentare il capolinea della sua avventura nella patria della raclette. Pier Tami ha però altri pensieri per la testa... «So che vi è grande attesa, anche da parte dei tifosi, ma per quel che mi concerne non sento alcuna pressione. Ne ho parlato proprio stamattina (ieri per chi legge, ndr) con il nostro capitano (Sabbatini, ndr), perché a volte le sensazioni di uno staff non collimano con quelle dello spogliatoio. Anche da parte sua, però, ho avuto l’assicurazione che il gruppo non vive l’appuntamento in maniera particolare. Ci troviamo di fronte a due partite importanti, contro avversari che hanno il nostro stesso numero di punti, per cui voglio una prestazione “cattiva”, la nostra attenzione deve essere posta su altri aspetti e non sul ritorno di Tramezzani». Il Lugano è reduce da una settimana intensa. Ha recuperato? «Qualche strascico ce lo portiamo appresso e non tutti i giocatori hanno smaltito l’integralità delle tossine accumulate. Ma sono altrettanto sicuro che dal punto di vista fisico la squadra c’è ed è pronta a dare battaglia e a correre intensamente per 90’. Il resto lo farà la testa, perché la preparazione di una partita è sì fisica, tecnica e tattica, ma pure molto mentale e qui il giocatore deve metterci del suo». Il Lugano confermerà la difesa a 4 vista nel finale della sfida di Coppa? «Abbiamo a disposizione diverse soluzioni tattiche. In funzione di come giocherà il Sion possiamo adattarci o cambiare per metterli in difficoltà. Oggi il Lugano non è soltanto 35-2, ma può adottare il 4-2-3-1, il 4-3-3 o il 4-3-1-2 come nell’ultima mezz’ora a Köniz. I sistemi, però, dipendono molto dai giocatori che vanno in campo, perché tutti possono adattarsi a un modulo, ma il riscontro non può essere lo stesso». L’eventuale difesa a 4 è figlia anche dei consigli del presidente Renzetti che ha dichiarato defunta l’esperienza della difesa a 3? «I suoi non sono consigli, ma esternazioni personali che tali devono rimanere. Dal profilo tecnico-tattico le decisioni spettano soltanto all’allenatore, in quanto solo lui ne paga le conseguenze. D’altra parte, condivido molte cose dette dal presidente: questa squadra con certi elementi in campo può giocare un sistema diverso che meglio le si addice». In rosa il Lugano ha molti attaccanti, ma le reti per il momento rimangono merce piuttosto rara... «In parte è questione di caratteri-
stiche delle punte, perché soltanto Manicone ha nel suo Dna la capacità di attaccare l’area piccola. Gli altri lo fanno, ma non lo hanno nel Dna, sono soprattutto seconde punte, in grado di fare molto movimento su tutto il fronte offensivo. È peraltro
vero che sin qui abbiamo sempre concluso più dei nostri avversari, anche a Beer Sheva, dove molti hanno lodato il secondo tempo, ma dove la differenza l’avremmo potuta fare nel primo con alcune ghiotte ripartenze mal gestite. Spesso, ci è
mancato il killer instinct, la cattiveria nell’ultimo passaggio e nel cross. Negli ultimi 30 metri dobbiamo ancora migliorare, ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno e ricordiamoci che nell’ultima partita a Cornaredo ne avevamo fatti quattro...».