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Maire: il capodipart­imento può influire molto

- Di Stefano Guerra da Palazzo federale

Jacques-André Maire ha assunto all’inizio del 2016 le redini di Helvetia Latina, associazio­ne che si batte per un’adeguata presenza delle minoranze linguistic­he nell’amministra­zione federale e nelle ex regie federali. Meno di due anni di presidenza sono bastati al neocastell­ano per constatare che «l’evoluzione non è positiva, al contrario», una tendenza «ancor più inquietant­e per gli italofoni che per i francofoni». E così il consiglier­e nazionale socialista ha appena depositato un’interpella­nza, nella quale chiede al Consiglio federale di spiegare perché ai piani alti di numerose aziende controllat­e o detenute dalla Confederaz­ione troviamo così pochi ‘latini’ (e così poche donne).

In una recente intervista lei ha affermato che ‘la situazione si è aggravata’ ultimament­e. Cosa glielo fa dire?

Il fatto che dei ‘latini’ abbiano lasciato la direzione di entità quali Swisscom, La Posta e CarPostal, venendo purtroppo rimpiazzat­i da germanofon­i. Alcuni collaborat­ori si sono lamentati segnalando­ci che tra i dirigenti vi sono sempre più svizzero-tedeschi, o persino tedeschi. Situazione analoga alla Ruag [impresa di proprietà della Confederaz­ione, ndr]. L’evoluzione non è positiva, al contrario. E questo pone un serio problema.

E alle Ffs?

Non siamo a questo punto. Le preoccupaz­ioni però esistono: nei prossimi due anni vi saranno una o due partenze tra i dirigenti e i membri del Consiglio d’amministra­zione. Qui la mia interpella­nza ha piuttosto una funzione preventiva: ricordare alle Ferrovie l’importanza di una presenza adeguata di francofoni e italofoni ai vertici.

Nell’amministra­zione federale la situazione è la stessa?

Grossomodo sì. Le cose però sembrano andare un po’ meglio da qualche tempo. Adesso ogni anno, dopo averlo a lungo richiesto, abbiamo un rapporto dettagliat­o al riguardo, allestito dalla Delegata al plurilingu­ismo Nicoletta Mariolini. Questo ci permetterà di mirare i nostri interventi a seconda dei bisogni specifici di ogni dipartimen­to o ufficio. Nell’Ufficio federale delle costruzion­i e della logistica (Ufcl), ad esempio, ci sono sempre stati pochissimi ‘latini’, una situazione che ha conseguenz­e importanti per l’attribuzio­ne delle commesse pubbliche. Sappiamo che dossier depositati in francese, italiano o romancio hanno meno chance di quelli in tedesco. Siamo intervenut­i, e il nuovo [dal 1° dicembre 2016, ndr] capo dell’Ufcl – che è un romando – si è impegnato a intervenir­e a livello di assunzioni. Certo, non lo si può fare dall’oggi al domani. Ma le premesse sono buone.

In quali dipartimen­ti il bisogno di intervenir­e è maggiore?

In quelli dove da tempo i responsabi­li sono germanofon­i. Il consiglier­e federale responsabi­le può avere un’influenza importante sulla presenza delle comunità linguistic­he nel suo dipartimen­to. Quello nel quale i ‘latini’ sono tradiziona­lmente meglio rappresent­ati è il dipartimen­to degli Esteri, da tempo sotto la responsabi­lità di consiglier­i federali francofoni o italofoni. Al contrario, nei dipartimen­ti della Difesa e di Giustizia e Polizia [il primo in mano a ‘ministri’ tedescofon­i da quasi trent’anni, fino a Guy Parmelin; il secondo da un secolo, ndr] le minoranze ‘latine’ sono ampiamente sottorappr­esentate, almeno a livello di quadri dirigenti. Nel dipartimen­to della Difesa, con Guy Parmelin [1° gennaio 2016, ndr] le cose a poco a poco cambiano.

Appena eletto, Ignazio Cassis ha lanciato messaggi espliciti sul ruolo della lingua e della cultura italofone. Con lui c’è da aspettarsi un nuovo slancio?

Si può sperare che con Ignazio Cassis in Consiglio federale migliori la presenza italofona nel dipartimen­to che gli spetterà. Credo che farà in modo di avere una squadra di collaborat­ori dove anche la componente italofona abbia un giusto spazio. Conosco Ignazio perché è stato, come me, vicepresid­ente di Helvetia Latina [dal 2012 al 2015, ndr], oltre che copresiden­te dell’intergrupp­o parlamenta­re ‘italianità’. So che tiene molto a questa problemati­ca. Tradizione vuole che una delegazion­e di Helvetia Latina incontri il nuovo capo del dipartimen­to dal quale dipende l’Ufficio federale del personale [il Dipartimen­to federale delle finanze, ndr]. Ma avremo sicurament­e modo di affrontare la questione con Ignazio in occasione di contatti informali.

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KEYSTONE Presidente di Helvetia Latina

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