Biasca rilancia l’ente anziani
L’idea di un organo autonomo, accantonata nella scorsa legislatura, è stata affinata. Dai sindacati ‘solo richieste di informazioni e qualche osservazione’.
Il Municipio di Biasca vuole creare un ente autonomo per la casa per anziani. Nelle ultime settimane di agosto ha messo in consultazione una prima versione del relativo messaggio con l’istituzione di un Consiglio di amministrazione. Ocst e Vpod hanno già avuto modo di discutere gli intenti dell’esecutivo in due assemblee: la consultazione non è ancora conclusa. Finora hanno risposto alla riorganizzazione «con richieste di informazioni e osservazioni». Non c’è stato nessun muro contro muro, ci rassicura il capodicastero Jöel Rossetti. Dal canto suo il Movimento per il socialismo – non peraltro rappresentato in Cc – è uscito con una dura presa di posizione, minacciando il referendum. Al grido “No alla privatizzazione della casa anziani” l’Mps sostiene che i problemi della casa di cura di Biasca non si risolvono “peggiorando le condizioni di lavoro dei dipendenti”. Non è la prima volta che nel borgo si prospetta il cambiamento in questione. Cinque anni fa l’allora capodicastero Serena Fransioli, a sei mesi dalla sua entrata in carica, aveva chiesto approfondimenti sulla nascita dell’ente autonomo. Riflessioni che hanno ora portato il Municipio a proseguire sulla stessa via avviata dall’allora municipale Ivan Cozzaglio. L’approvazione della riforma è prevista nel 2018. L’esecutivo guidato dal sindaco Loris Galbusera giustifica il cambiamento prospettato come un passo necessario per il passaggio dalle “norme desuete” del Regolamento organico per i dipendenti della casa per anziani (datato 1996) al Roca (Regolamento organico per il personale occupato presso le case per anziani) in vigore nella “maggioranza” delle strutture del Cantone e riconosciuto dall’autorità quale base per il sussidiamento delle spese del personale (nonché condiviso da sindacati). Il passaggio necessita però di un cambiamento di regime: dal diritto pubblico a quello privato. Una seconda motivazione è quella di beneficiare di una maggiore autonomia, con la possibilità di integrarsi in un’eventuale (futura) messa in rete delle case per anziani della regione.
Mps: meno garanzie per i dipendenti
Un passo avanti necessario? Macché, ribatte l’Mps. Menzionando quanto successo con Posta, telefonia e ferrovie si sostiene che il cambiamento ha come solo scopo quello di sottrarre il personale dall’attuale regolamentazione di diritto pubblico per instaurare contratti di diritto privato “con meno garanzie e maggiori possibilità di licenziamento”, con risultati “sotto gli occhi di tutti”, sia a livello occupazionale che di servizio pubblico. Sacrifici che, per l’Mps, non sarebbero controbilanciati da benefici sulla gestione o sulla qualità delle cure offerte ai degenti (che anzi “peggiorerebbe”). Da qui la minaccia di “dare battaglia” a difesa del servizio pubblico, in caso di avallo del Consiglio comunale, fino al referendum.