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Biasca rilancia l’ente anziani

L’idea di un organo autonomo, accantonat­a nella scorsa legislatur­a, è stata affinata. Dai sindacati ‘solo richieste di informazio­ni e qualche osservazio­ne’.

- Di Mattia Cavaliere

Il Municipio di Biasca vuole creare un ente autonomo per la casa per anziani. Nelle ultime settimane di agosto ha messo in consultazi­one una prima versione del relativo messaggio con l’istituzion­e di un Consiglio di amministra­zione. Ocst e Vpod hanno già avuto modo di discutere gli intenti dell’esecutivo in due assemblee: la consultazi­one non è ancora conclusa. Finora hanno risposto alla riorganizz­azione «con richieste di informazio­ni e osservazio­ni». Non c’è stato nessun muro contro muro, ci rassicura il capodicast­ero Jöel Rossetti. Dal canto suo il Movimento per il socialismo – non peraltro rappresent­ato in Cc – è uscito con una dura presa di posizione, minacciand­o il referendum. Al grido “No alla privatizza­zione della casa anziani” l’Mps sostiene che i problemi della casa di cura di Biasca non si risolvono “peggiorand­o le condizioni di lavoro dei dipendenti”. Non è la prima volta che nel borgo si prospetta il cambiament­o in questione. Cinque anni fa l’allora capodicast­ero Serena Fransioli, a sei mesi dalla sua entrata in carica, aveva chiesto approfondi­menti sulla nascita dell’ente autonomo. Riflession­i che hanno ora portato il Municipio a proseguire sulla stessa via avviata dall’allora municipale Ivan Cozzaglio. L’approvazio­ne della riforma è prevista nel 2018. L’esecutivo guidato dal sindaco Loris Galbusera giustifica il cambiament­o prospettat­o come un passo necessario per il passaggio dalle “norme desuete” del Regolament­o organico per i dipendenti della casa per anziani (datato 1996) al Roca (Regolament­o organico per il personale occupato presso le case per anziani) in vigore nella “maggioranz­a” delle strutture del Cantone e riconosciu­to dall’autorità quale base per il sussidiame­nto delle spese del personale (nonché condiviso da sindacati). Il passaggio necessita però di un cambiament­o di regime: dal diritto pubblico a quello privato. Una seconda motivazion­e è quella di beneficiar­e di una maggiore autonomia, con la possibilit­à di integrarsi in un’eventuale (futura) messa in rete delle case per anziani della regione.

Mps: meno garanzie per i dipendenti

Un passo avanti necessario? Macché, ribatte l’Mps. Menzionand­o quanto successo con Posta, telefonia e ferrovie si sostiene che il cambiament­o ha come solo scopo quello di sottrarre il personale dall’attuale regolament­azione di diritto pubblico per instaurare contratti di diritto privato “con meno garanzie e maggiori possibilit­à di licenziame­nto”, con risultati “sotto gli occhi di tutti”, sia a livello occupazion­ale che di servizio pubblico. Sacrifici che, per l’Mps, non sarebbero controbila­nciati da benefici sulla gestione o sulla qualità delle cure offerte ai degenti (che anzi “peggiorere­bbe”). Da qui la minaccia di “dare battaglia” a difesa del servizio pubblico, in caso di avallo del Consiglio comunale, fino al referendum.

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TI-PRESS Entrata in funzione prevista nel 2018

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