laRegione

Centinaia di migliaia di cadaveri

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Nella Corea del Nord è tollerato un solo partito, un solo modo di vivere, un solo modo di esprimersi. Chiunque osi violare le spaventose norme del regime viene imprigiona­to in campi di concentram­ento o fatto sparire. Questa deprimente qualità di vita rappresent­a un esempio limpido e inequivoca­bile di totalitari­smo. Il popolo che vive a nord della zona demilitari­zzata è infatti ostaggio, e il sequestrat­ore si chiama Kim Jong-un. In queste settimane, tuttavia, ciò che sta riportando il regime di Pyongyang sotto i riflettori non è la qualità di vita dei nordcorean­i, ma il palese tentativo di Kim Jong-un di espandere la propria capacità di danneggiar­e gravemente altre nazioni. È dunque ovvio che chiunque abbia a cuore la stabilità del panorama globale si stia domandando se si possa fare qualcosa per fermare la minaccia posta dal regime di Pyongyang. Purtroppo, la stessa preoccupaz­ione che ci spinge a porre questa domanda, ci porta a rispondere in modo deludente. Infatti, anche tralascian­do completame­nte i recenti progressi militari della Corea del Nord, dobbiamo ricordarci che il regime di Pyongyang ha già piazzato migliaia di armi convenzion­ali proprio a nord della cosiddetta zona demilitari­zzata (la striscia di terra che divide le due Coree). Poco più a sud della zona demilitari­zzata c’è Seul, la capitale della Corea del Sud e una delle città più popolate al mondo. Se gli Stati Uniti o qualunque altra potenza estera cercassero di rovesciare il regime, Kim Jong-un potrebbe in un batter d’occhio usare queste armi per uccidere centinaia di migliaia di persone a Seul. Invito dunque chiunque voglia discutere la questione nordcorean­a a ricordare un semplice fatto: centinaia di migliaia di cadaveri sono una tragedia che possiamo e dobbiamo evitare.

Ramy Younis, Ascona

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