Manette pronte per Puigdemont
Il procuratore dello Stato spagnolo minaccia di ordinare l’arresto del presidente catalano Madrid accentua la pressione su Barcellona, inviati altri seimila agenti della Guardia Civil. Perquisite ieri decine di municipi.
Barcellona – Il prossimo potrebbe essere Carles Puigdemont. Il presidente catalano rischia di finire in manette, se il procuratore dello Stato spagnolo José Manuel Maza darà seguito alla minaccia formulata ieri. «Non sarebbe una buona idea», ha avvertito Puigdemont, cosciente tuttavia che Madrid non si fermerà in ogni caso, pur di impedire il referendum indipendentista del 1° ottobre. E proprio l’irremovibilità del governo Rajoy sta fornendo sempre nuovi argomenti retorici agli indipendentisti, che ora scopertamente evocano la repressione franchista per definire la politica madrilena. Lo stesso Puigdemont ha detto che Rajoy è “il guardiano della tomba di Franco”. Fatto sta che in Catalogna continuano ad arrivare i rinforzi della polizia spagnola, seimila agenti della Guardia Civil che ai catalani ricordano gli anni della repressione. Ieri la Guardia Civil è entrata in 31 municipi catalani per requisire i manifesti di appoggio al referendum di indipendenza firmati dai sindaci, mentre proseguono gli interrogatori dei 712 sindaci catalani su 948 indagati perché pro-referendum. La Procura ha avvertito che chi non risponderà alle convocazioni sarà arrestato. Ma nonostante pressioni e intimidazioni, l’esecutivo di Barcellona continua a dire che domenica si voterà. Prima Puigdemont garantiva che si sarebbe votato “come sempre”; ora “come si potrà”. La Guardia Civil ha già arrestato 14 dirigenti catalani, sequestrato 10 milioni di schede, le convocazioni ai seggi, quintali di materiale elettorale. E ora è a caccia delle urne. Non a caso, l’ex presidente Artur Mas (al quale la Corte dei Conti ha ordinato ieri di pagare 5 milioni per le spese del referendum consultivo del 2014) ha mostrato in un comizio che si poteva votare in un sacchetto di carta bianco. Il voto sarà per forza di cose artigianale. E Puigdemont ha chiarito che se non ci saranno presidenti ai seggi, “i primi arrivati li sostituiranno”. Il pugno duro di Madrid sembra comunque aver mobilitato i catalani incerti. Il 61% ora assicura che andrà a votare, mentre l’82% si dice favorevole al referendum. Non sarà facile. Migliaia di agenti spagnoli – non è chiaro se con quelli catalani dei Mossos – cercheranno di impedire il voto. Impossibile prevedere come andrà a finire. Ma diventa sempre più probabile una fuga in avanti di Puigdemont, che il 2 ottobre potrebbe firmare una Dichiarazione unilaterale di indipendenza. Il presidente non lo esclude più: se si impedirà il voto, ha avvertito, “qualcuno” potrebbe proporlo.