Quanto vale, quel sorriso
Zermatt – Sorride, Lara Gut. Sorride come fa spesso, potrebbe sembrare. Ma in realtà non è così. Perlomeno non per il significato che quel sorriso, in questo determinato momento della sua carriera e della sua vita, ha. E che hanno avuto tutti i sorrisi che la sciatrice ticinese ha disegnato sul suo volto da quel 10 febbraio 2017 in cui il ginocchio sinistro ha fatto crac sulla pista Engiadina di St. Moritz, dove si stava allenando per regalarsi quell’oro mondiale che ancora le manca. Una pendio quello grigionese che tanto le aveva regalato in passato (primo podio in Coppa del mondo nel febbraio 2008 e prima vittoria a dicembre dello stesso anno) e che altrettanto ha deciso di toglierle, costringendola a finire sotto i ferri rinunciando non solo ai sogni iridati (per ora), ma anche al resto di una stagione che l’avrebbe verosimilmente vista lottare fino all’ultimo con la statunitense Mikaela Shiffrin per la sua seconda generale di Coppa del mondo. Al posto dei bastoni, tra le mani Lara si è ritrovata le stampelle, che non le hanno però tolto il sorriso, anzi. Confermando di essere una campionessa a tutto tondo e di aver ormai raggiunto, a 26 anni, la maturazione necessaria per gestire anche le situazioni più difficili, la ragazza di Comano ha accettato in maniera quasi inattesa quanto capitatole e si è subito rimboccata le maniche per tornare più forte di prima. Dal punto di vista fisico, certo, ma non solo, perché come ha ammesso lei stessa, se è riuscita a superare senza troppe difficoltà il secondo importante infortunio della carriera (nel 2009 si era lussata un’anca e aveva saltato tutto l’inverno), è anche grazie alla consapevolezza acquisita durante lo stop forzato. La consapevolezza di essere un’atleta di punta, forte, determinata, ma anche e soprattutto una ragazza di 26 anni che deve godersi la vita. Ecco quindi che la sua estate raccontata da lei stessa sui social si è divisa tra fisioterapia (operata a inizio marzo, ad aprile ha finalmente abbandonato le stampelle) e qualche capatina al lago e al mare (a volte in compagnia del fratello Ian, altre con la grande amica Anna Veith); la prima volta in cui ha rimesso gli scarponi (in palestra, a fine giugno) e le giornate “vip” sui circuiti del Motomondiale e sul red carpet del Festival del film di Locarno; le serate passate assieme ad amici, famigliari o anche solo a un buon libro, e il ritorno sulla neve (a inizio settembre), che ha ammesso essere l’unico aspetto ad esserle mancato del Circo Bianco. Luoghi, persone e momenti a cui Lara è tornata a dare grande valore e che non ha più intenzione di sacrificare (perlomeno non quanto prima) per la carriera di atleta. Una carriera che comunque siamo sicuri ripartirà (se tutto andrà bene a fine novembre negli Stati Uniti) alla grande, perché l’istinto della campionessa e la competitività fanno parte di lei. Ma forse lo farà con più serenità, meno pressione e anche più piacere. Ecco perché quel sorriso sfoggiato a Zermatt vale così tanto. Perché annuncia a se stessa, alle sue avversarie e a noi tutti, che Lara sta tornando. E probabilmente più forte di prima.