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Migranti, ‘serve più trasparenz­a’

Consegnata una petizione lanciata dall’associazio­ne DaRe sottoscrit­ta da oltre 1’600 persone Intanto al centro di Camorino i volontari restano fuori. La replica del Dss: ‘Ragioni di sicurezza. Gestisce Croce Rossa’.

- Di Chiara Scapozza

Un «disaccordo» sfociato in una raccolta firme, con una petizione sottoscrit­ta da oltre 1’600 aderenti e consegnata ieri alla Cancelleri­a dello Stato. Così l’associazio­ne DaRe esprime il proprio rammarico per come il Dipartimen­to della sanità e della socialità (Dss) sta gestendo l’operato dei volontari nell’ambito dei richiedent­i l’asilo. Ambito molto delicato, anche politicame­nte parlando, dopo la bufera scoppiata sulla Argo 1, l’agenzia di sorveglian­za che fino allo scorso febbraio si occupava della sicurezza dei centri su mandato diretto sottoscrit­to dal Dss, senza le necessarie autorizzaz­ioni da parte del Consiglio di Stato. L’associazio­ne DaRe (che recupera vestiti e li fornisce gratuitame­nte ai migranti) punta il dito contro la capo servizio richiedent­i l’asilo – ergo la funzionari­a sotto inchiesta amministra­tiva per le due cene offerte a Bormio a lei e compagno (il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò) dal titolare della Argo 1 – sostenendo che la procedura con cui è stato affidato il (recente) mandato diretto a Caritas per il coordiname­nto di tutti i volontari attivi a favore dei migranti è «molto discutibil­e». Parola della presidente di DaRe Lara Robbiani Tognina, che ha incontrato la stampa assieme ad altre persone attive nell’associazio­ne prima di consegnare la petizione. «Discutibil­e» perché «ci chiediamo come mai non sia stato aperto un concorso – rileva la presidente –. Inoltre non siamo d’accordo con il sistema che è stato scelto: anche noi sosteniamo da sempre che un coordiname­nto generale del volontaria­to è necessario. Ma non troviamo corretto che sia stata scavalcata la rete che abbiamo costruito e le relative competenze affidando il mandato a Caritas». «Ente politicame­nte e religiosam­ente molto profilato», aggiunge la vicepresid­ente Martina Malacrida Nembrini. Questo – fanno notare – mentre a DaRe pochi mesi prima era stato chiesto, sempre dal Dss, di presentare un concetto per coprire le richieste di vestiario provenient­i da tutti i centri (di fatto tagliando fuori Caritas, che i vestiti li fa pagare). Infine – ed è tra tutte «la cosa che più mi fa rabbia», dice la presidente – l’ultima decisione del Dipartimen­to: quella di proibire ai volontari (non solo di DaRe, ma in generale) l’accesso al centro richiedent­i di Camorino. Come mai? «Motivi di sicurezza, ci hanno detto. Ma se nessuno può più entrare, chi si occupa della mediazione culturale, di accogliere queste persone con una certa sensibilit­à? L’agente della Securitas?». Domande che abbiamo girato al direttore della Divisione dell’azione sociale Renato Bernasconi. «Di concerto con l’agenzia che si occupa della sorveglian­za, abbiamo deciso di limitare l’accesso al centro di Camorino a una lista di per- sone autorizzat­e per motivi di sicurezza – spiega Bernasconi –. Dal 1° di settembre la gestione è passata alla Croce Rossa: nel suo mandato è compreso lo svolgiment­o di attività d’integrazio­ne».

Torniamo al coordiname­nto dei volontari. Direttor Bernasconi, perché il Dss ha scelto Caritas?

Il mandato dato a Caritas persegue obiettivi chiari: creare sinergie tra volontari, fornire un supporto organizzat­ivo, tecnico, logistico, orientare le prestazion­i da mettere in campo eccetera. Si tratta quindi di poter contare su una competenza specifica in questo ambito legata all’esperienza che può vantare un partner come Caritas. Da parte del Cantone dunque è stata fatta una scelta, ponderando le finalità attese, rispettiva­mente le caratteris­tiche del partner a cui conferire questo tipo di mandato.

Ma perché coinvolger­e in prima battuta DaRe, e poi cambiare rotta?

L’associazio­ne DaRe ha fatto e fa tuttora un gran lavoro. L’orientamen­to strategico del Cantone è però stato quello di puntare a un coordiname­nto nell’azione dei volontari, perché sono tanti e crediamo sia un supporto che possa essere gradito. La risposta all’offerta di DaRe? Non ritengo corretto evidenziar­e gli elementi che hanno portato alla non realizzazi­one del progetto che ci hanno sottoposto.

Perché il mandato non è stato messo a concorso?

Il mandato è stato conferito dal Consiglio di Stato nel rispetto delle procedure, poiché è ben al di sotto dei valori soglia. Tanto più che non ci sono molti fornitori di servizi in questo ambito con un’esperienza e una struttura solida tali da poter adempiere il compito, peraltro a termine

(un anno e mezzo, circa 75mila franchi, ndr). Il ragionamen­to che è stato fatto è sempliceme­nte di ordine organizzat­ivo e operativo, non c’è nessun altro tipo di pensiero diverso da questo. La nostra preoccupaz­ione, come quella dei volontari, è che il settore funzioni al meglio.

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TI-PRESS La gestione a Camorino è diventata ‘ordinaria’

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